Carlo Acutis, primo santo dei millennials cresciuto a pane e internet. Una vita donata agli altri.

Carlo Acutis è stato proclamato beato, ieri ad Assisi. E’ il primo beato ad aver avuto un profilo social, su facebook il giovane ha dato testimonianza della sua profonda fede. Ieri la cerimonia solenne nella Basilica di San Francesco ad Assisi, città che ha amato, con migliaia di giovani arrivati da tutta Italia. Carlo era un ragazzo libero da pregiudizi e mai in competizione, giocava a pallone e suonava il sassofono. E’ stato un ragazzo come tanti che potevi incontrare tutti i giorni. Così lo ricorda la mamma Antonia Salzano, che del suo primogenito porta sempre nel cuore ”  i sorrisi grandi. Aiutava tutti , in silenzio. Raccoglieva sacchi a pelo e coperte che comprava con i suoi risparmi e li consegnava a chi dormiva per strada. Aiutava gli amici che facevano più fatica a scuola, stava vicino ai ragazzi disabili, prendeva sempre le difese di chi veniva deriso o attaccato. Carlo era così”. Chi si è occupato dall’inizio della figura di Carlo – mons.Ennio Apeciti, responsabile dell’ufficio delle cause dei santi dell’arcidiocesi di Milano – credeva che fosse figlio di genitori ultracattolici. Poi scoprirà che è stato proprio lui che li ha convertiti, è stato Carlo che ha portato i genitori in Chiesa. Carlo è morto a soli 15 anni, è il primo beato dei millennials, quelli che sono cresciuti a pane e internet e per questo in molti già lo considerano il patrono del web.Si chiama come il nonno, patron della Vittoria Assicurazioni, e nasce a Londra per un trasferimento temporaneo del padre Andrea, in quegli anni manager in una banca d’affari. Poi il ritorno a Milano, dove frequenta le scuole. Muore a Monza ma su sua richiesta viene sepolto ad Assisi. Chi si è avvicinato a lui resta contagiato da quell’amore per Cristo , “smanetta” con facilità al computer e crea siti che parlano di miracoli eucaristici e sostanzialmente della gioia della fede. ” L’eucarestia è la mia autostrada verso il cielo”, amava ripetere. Papa Francesco, che a suo stesso dire è negato per cellulari e pc , e che anche per scrivere una mail si deve fare aiutare da qualcuno, è rimasto incantato da questo giovane che ha ” saputo utilizzare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, valori e bellezza”. Bergoglio cita il ragazzo nella ” Lettera ai giovani” firmata lo scorso anno a conclusione del Sinodo e riporta anche una sua frase:”Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Con le sue felpe e i jeans, ha mosso la rete e ha visto crescere blog e siti dedicati alla sua testimonianza. Al Santuario della Spogliazione è stata aperta la sua tomba per consentire ai fedeli la venerazione. E quando è emersa l’immagine di un giovane che sembrava solo dormire, con la sua tuta da ginnastica, su Facebook in molti hanno gridato al miracolo. ” Il mio Carlo era di quelle persone che, quando ci sono , tu stai meglio. Lo vedevo e mi veniva da dire: questo è un pezzetto di cielo per gli altri ragazzi”, racconta oggi sul Corriere della Sera il padre gesuita Roberto Gazzaniga, guida spirituale al Liceo “Leone XIII” di Milano.  Padre Gazzaniga lo ricorda bene Carlo Acutis, lo vedeva proprio al Liceo. ” Era un bel ragazzo, le compagne lo notavano. Non ho mai visto nessuno che litigasse con lui, gli volevano tutti bene. Una capacità rara di coltivare i rapporti umani”. Al suo funerale uno dei compagni che a scuola faceva più fatica chiese di servire messa al funerale, Carlo lo aveva aiutato. Aiutava i poveri ma non ostentava, non accendeva mai nessuna luce su stesso, viveva la realtà quotidiana con impegno e disinvoltura. Poi un giorno , un venerdì, in classe non c’era. Una brutta febbre lo aveva costretto a restare in casa, il suo vecchio pediatra capì e disse di portarlo subito all’Ospedale San Gerardo di Monza. Non ci fu nulla da fare, lo portarono a casa con una tuta semplice. ” Ricordo – afferma padre Gazzaniga –  che dissi alla mamma: troverà quello che ha scritto. Più tardi mi mostrò un libretto. Carlo , a tredici anni, scriveva che la vita è una cosa bella e impegnativa e non la si costruisce su ciò che è effimero. Aveva elencato una serie di virtù e disegnato una montagna dove si elevavano gradualmente. Un ragazzo di tredici anni, si rende conto ?”.