Città di Castello, dal Rinascimento alla Contemporaneità con un unico biglietto per quattro musei
Da Pasqua a Città di Castello sarà possibile visitare con un unico biglietto di 8 euro la Pinacoteca comunale, seconda galleria dell’Umbria con Raffaello, Luca Signorelli, De Chirico, Nuvolo e fino al 2 giugno Guttuso, Schifano e Alberto Burri; il Museo diocesano con il Cristo risorto di Rosso Fiorentino; il rarissimo campanile cilindrico (quasi 50 metri di altezza) in stile ravennate; l’Oratorio di San Crescentino di Morra con il Ciclo di affreschi di Luca Signorelli fatto restaurare dal maestro Alberto Burri. Il sindaco di Città di Castello Luca Secondi, l’assessore alla Cultura Michela Botteghi, e il vescovo della Diocesi tifernate mons. Luciano Paolucci Bedini hanno spiegato la genesi del progetto, a partire dalla riflessione che “L’Anno Giubilare 2025, soprattutto in Umbria, per la specificità religiosa, storica ed artistica del territorio, rappresenta una meta preferenziale dei flussi turistici, sia religiosi che generalisti: la collaborazione tra Amministrazione comunale e Diocesi trova la sua finalità nella crescita della cultura dell’accoglienza, mediante la convergenza delle modalità di gestione, l’elaborazione di un’immagine esterna coordinata, una campagna di promozione congiunta”. Da questo punto di vista “Pinacoteca civica e Museo Diocesano rappresentano due facce di un unico, ricco patrimonio culturale che racconta la storia e l’identità di un territorio. Entrambi i musei, con le loro collezioni, si intrecciano in un dialogo tra arte, storia, fede e devozione. Il progetto del biglietto unico, propone una visione unica del patrimonio culturale e del territorio come risorsa strategica, offrendo al visitatore la possibilità di immergersi in un percorso che attraversa secoli di storia e cultura condivise”. Le infrastrutture del progetto sono la biglietteria unica con due postazioni, alla Pinacoteca e al Museo diocesano, un biglietto di base di 8 euro per l’intero e 6 per il ridotto, con tutte le agevolazioni previste dal regime tariffario della Pinacoteca. Il biglietto darà diritto a visitare i quattro siti museali e sarà valido per una settimana. Naturalmente rimangono in vigore anche tutte le precedenti convenzioni e collaborazioni dei musei coinvolti. Inoltre è previsto un calendario di iniziative congiunto. “Il progetto è sperimentale, partiamo con 4 musei ma pensiamo, che, come per altre realtà in cui i beni culturali sono l’attrattore principale, l’obiettivo sia una integrazione complessiva dell’offerta museale cittadina, soprattutto nell’ottica della rete MUA. Riteniamo che, al pari di altri territori, sia importante porsi sul panorama regionale con una rappresentazione focalizzata e un’offerta riconoscibile, grazie alla peculiarità del territorio tifernate in termini artistici e architettonici. Nell’Umbria medievale, il binomio Rinascimento e Contemporaneità appare una sintesi efficace e originale dell’identità culturale e dell’offerta museale tifernate”.
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Pinacoteca comunale
La Pinacoteca Comunale è ospitata nel cinquecentesco Palazzo Vitelli alla Cannoniera, realizzato tra il 1521 e il 1543 per celebrare le nozze tra il condottiero Alessandro Vitelli e la moglie Angela Rossi dei conti di San Secondo Parmense. In seguito a vari passaggi di proprietà, nel XX secolo l’edificio fu acquistato dall’antiquario Elia Volpi che lo donò alla città nel 1912, dopo averlo restaurato e aver allestito al suo interno la pinacoteca e la biblioteca civica. La sobria architettura rinascimentale del Palazzo è arricchita sulla facciata verso il giardino da un’elegante decorazione a graffito realizzata da Cristofano Gherardi da Borgo Sansepolcro, detto il Doceno, su probabile disegno di Giorgio Vasari. Al Gherardi stesso spetta parte dell’apparato decorativo delle sale interne, alla cui realizzazione partecipò anche Nicola Filotesio noto come Cola dell’Amatrice. La decorazione ad affresco, soprattutto a tema profano, sottolinea gli interessi culturali e l’attento mecenatismo della famiglia Vitelli.
Oratorio San Crescentino
Poco distante dal centro abitato di Morra, sviluppatosi attorno alla romanica Pieve di Santa Maria, sorge l’Oratorio di San Crescentino, costruito nel 1420 per soddisfare le esigenze di culto dell’omonima Confraternita e ampliato nella forma attuale nel 1507, come ricordano le iscrizioni murate sulla facciata. L’Oratorio si presenta come un vero scrigno d’arte che custodisce al suo interno un interessante ciclo di affreschi attribuiti a Luca Signorelli e alla sua scuola. La maggior parte della critica colloca l’impresa pittorica tra il 1507 e il 1510. La tradizione vuole che il pittore, spostandosi dalla natia Cortona a Città di Castello per far fronte alle molteplici commissioni di lavoro, si fermasse a Morra, abituale luogo di sosta dei viandanti. L’edificio presenta una facciata a capanna con un portale sovrastato da una lunetta decorata con un motivo ad intreccio, un’ampia finestra e due finestrelle laterali, aperte nel Seicento.
Museo diocesano
Il Museo diocesano nasce nel 1940 per volontà del Vescovo Filippo Maria Cipriani in seguito al rinvenimento del “Tesoro di Canoscio” (VI secolo d.C.), presso l’omonimo santuario a Trestina di Città di Castello. Lo spazio museale fu allestito presso la sacrestia della Basilica Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio in soli due locali; successivamente ampliato nel 1991 in sale attigue e più antiche del Trecento e Quattrocento. L’attuale sede, all’interno dell’antica Canonica, risale all’anno 2000: i dodici locali, di cui un maestoso Salone Gotico sono stati tutti sottoposti ad una laboriosa opera di restauro, che li ha riportati alla loro originaria fisionomia.
Campanile cilindrico
Risalente ai secoli XI e XII, il Campanile cilindrico del Duomo è testimone unico delle lontane origini romaniche della Cattedrale tifernate. La parte inferiore è la più antica, mentre la congiunzione superiore gotica, caratterizzata da un doppio ordine di aperture indica interventi successivi, risalenti al 1283-1284. Il Campanile ha una circonferenza esterna di m. 7, interna di m. 4,50 ed una altezza di m. 43,50. La struttura termina con un coronamento a cono in cui è ubicata la cella campanaria. Il Campanile tifernate si ricollega ad analoghe costruzioni diffuse a Ravenna a partire dal IX secolo; in epoca romanica, infatti, giungono nell’Umbria settentrionale modi architettonici e decorativi tipici dell’arte bizantino-ravennate. Tali influssi si possono riscontrare nei campanili rotondi presenti nell’Alta Valle del Tevere, analoghi a quelli ravennati. In città, presso la chiesa di San Michele Arcangelo, esiste un’altra torre campanaria di forma circolare, attualmente troncata nella parte inferiore e incorporata nella canonica.