Cooperative Sociali e Soci Lavoratori si mobilitano in difesa dei servizi di welfare e del lavoro

Perugia – In Umbria nelle 300 cooperative sociali sono occupati 8.000 soci lavoratori, di cui 800 persone svantaggiate impegnati nel garantire la presenza di una rete capillare di servizi educativi, sociali e socio sanitari in tutta la regione di cui usufruiscono ogni giorno 50.000 umbri e nel fornire servizi di grande importanza per la comunità come, ad esempio, la ristorazione scolastica.

Le conseguenze economiche dell’emergenza, unite ai ritardi accumulati dalla Regione Umbria nell’applicare accordi e norme esistenti stanno mettendo in crisi il welfare e a rischio gli occupati, le imprese e la rete di servizi costruita negli ultimi decenni. Durante la prima ondata le cooperative sociali hanno contribuito a garantire la tenuta del sistema di welfare regionale, ora, denunciano le centrali cooperative, le imprese ed i soci lavoratori sono allo stremo.

Da mesi denunciamo i problemi che affliggono il settore – afferma Andrea Bernardoni di Legacoopsociali – in questi mesi però poco è stato fatto per affrontarli ed almeno in pare risolverli. Il 14 giugno scorso nel primo ed ultimo incontro che abbiamo avuto con la Presidente Tesei abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo di crisi, dove poter rappresentare le istanze di un comparto delicato ed essenziale per la tenuta socio-economica della Regione, ma non siamo stati ascoltati. Venerdì scorso abbiamo scritto ai prefetti ed alla Presidente della Regione per chiedere un incontro urgente. Oggi abbiamo ricevuto la convocazione da parte dell’Assessore Coletto. Siamo fiduciosi che a partire dall’incontro con l’Assessore in programma domani inizieremo ad affrontare nel merito i problemi che interessano la cooperazione sociale”.

Le centrali cooperative chiedono alla Regione Umbria di riconoscere la funzione pubblica della cooperazione sociale ed affrontare i problemi legati alla gestione dell’emergenza che si aggiungono ai quelli strutturali presenti prima dell’esplosione della pandemia dovuti ai ritardi delle precedenti amministrazioni regionali.

La scorsa settimana – afferma Carlo Di Somma di Federsolidarietà – i soci lavoratori delle cooperative sociali hanno discusso ed approvato in assemblea un documento di 9 punti che contiene delle proposte concrete subito applicabili. Abbiamo più volte cercato di avviare un confronto con la Giunta regionale, comunicazioni formali, informali, pec, financo una serie di trasmissioni radio ma alla fine nulla di fatto. Non è questa l’attenzione che meritano le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori che stanno insieme a tanti in prima linea e si vedono snobbati! Speriamo che da domani si apra una nuova pagina nei rapporti con la Regione.”

In questi mesi le cooperative sociali hanno resistito – afferma Massimo Giovannelli – ma ora sono in grande difficoltà. Nello specifico vorrei sottolineare le grandi criticità che stanno vivendo le cooperative di inserimento lavorativo. I lavoratori svantaggiati sono infatti i primi ad essere stati espulsi dai processi produttivi e rischiano di non essere più riassorbiti”.

Le priorità per la cooperazione sociale sono:

  1. Assicurare la continuità dei servizi sociali, socio assistenziali e socio sanitari rimodulandoli ove necessario applicando l’Art 89 del Decreto Rilancio che stabilisce che questi servizi sono da considerarsi servizi pubblici essenziali.

  2. Garantire a tutti gli operatori delle cooperative sociali l’accesso ai tamponi ed alle misure di prevenzione e di diagnostica per monitorare il Covid-19 tutelando i lavoratori ed i fruitori dei servizi erogati dalla cooperazione sociale.

  3. Garantire immediata ed integrale applicazione da parte delle Aziende USL del protocollo d’intesa sottoscritto il 21 aprile scorso da Regione Umbria.

  4. Adeguare le rette dei servizi accreditati ferme al 2005 rivalutando le stesse applicando l’indice Istat del periodo 2005-2019.

  5. Far rispettare alle Aziende ASL, agli enti partecipati ed ai Comuni la norma regionale che disciplina il Tariffario Regionale delle Cooperative Sociali, sia nel caso di cooperative sociali di tipo A che in quello delle cooperative sociali di tipo B.

  6. Far applicare alle Aziende USL, alle società partecipate ed ai Comuni l’Art. 112 del Codice dei Contratti e degli Appalti Pubblici, al fine di favorire l’inserimento lavorativo delle persone disabili e dei lavoratori svantaggiati, che sono state le prime ad essere espulse dai processi produttivi con la crisi da COVID-19.

  7. Adottare una norma regionale che contrasti gli appalti guidati dalla logica del massimo ribasso.

  8. Di individuare per la cooperazione sociale di inserimento lavorativo specifiche forme di ristoro.

  9. Di riconoscere alla cooperazione sociale ed agli Enti del Terzo Settore il ruolo attivo nella fase di co-programmazione e co-progettazione delle politiche pubbliche.