Ancora su politica e giustizia

di Pierluigi Castellani

Gli avvisi di garanzia recapitati ai sindaci pentastellati di Livorno e di Parma hanno riaperto il dibattito sul rapporto tra politica e giustizia con accuse incrociate tra i 5Stelle e il PD. Infatti non può non essere evidente come anche gli amministratori del movimento 5Stelle siano divenuti oggetto di attenzione da parte della magistratura come altri amministratori. Si potrebbe dire che sono diventati finalmente normali, loro che hanno costruito tutto il loro successo ed i loro voti su una presunta diversità, sull’essere altro rispetto ai comuni mortali. Anche loro sono assoggettati alla legge e dovendo amministrare, dovendo quindi operare delle scelte, possono sbagliare e non possono chiamarsi fuori, come hanno fatto fino ad ora, dal mondo della politica. I 5Stelle hanno voluto rappresentare per l’opinione pubblica una diversità che non avevano e non possono ora improvvisamente farsi garantisti quando hanno sempre chiesto le dimissioni in presenza di qualche semplice avviso di garanzia. Basti ricordare la perentoria richiesta di dimissioni al ministro Alfano avanzata da Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati, quando Alfano è stato indagato per il trasferimento di un prefetto. Ed oggi che il tribunale dei ministri ha scagionato del tutto il Ministro dell’Interno non si è certo sentito un pubblico ripensamento di quel gesto da parte dell’on. Di Maio. E poi come sottacere il fatto che di fronte a queste indagini nei confronti dei sindaci pentastellati la candidata dei 5 Stelle a sindaco di Roma ha lamentato che questi avvisi di garanzia vengono utilizzati come clave nella lotta politica. Ed allora, sarebbe da dire, e quando la clava veniva usata contro gli amministratori degli altri partiti?E’ la doppia morale che riemerge, quella della vecchia politica, che ora sono proprio i 5Stelle a coltivare. Con l’aggravante che la doppia morale viene attuata anche all’interno del movimento. Come infatti leggere la diversità di trattamento riservato al sindaco di Parma, non sempre in linea con i vertici, che è stato sospeso dal movimento, mentre la medesima misura non è stata adottata nei confronti del sindaco di Livorno? E’ bene, anche per i 5Stelle, che il rapporto tra politica e giustizia venga ricondotto alla costituzione, alla presunzione di innocenza per tutti fino a condanna definitiva. Solo allora potrà essere rasserenato questo rapporto senza per nulla minimizzare il problema della corruzione e del malaffare in genere , che riguarda anche la politica, ma non solo. La corruzione purtroppo permea tutti gli strati della società, si va dal funzionario corrotto che pretende mazzette, all’evasore fiscale, ai furbetti del cartellino, al politico che piega il suo operato ad oscuri e personali interessi. E la corruzione va combattuta con decisione e senza sconti, con leggi adeguate, con penetranti ed efficaci strumenti di indagine, ma anche con una cultura delle istituzioni e della legalità, che deve cominciare dalle famiglie e dalla scuola. Ma non si può demonizzare una classe intera di amministratori, chiamati a dare risposte alla gente tra mille difficoltà. La lettera ,che molti sindaci, di grandi e piccole città, hanno inviato al Presidente della Repubblica, al governo ed alla magistratura, sta a dimostrare che tra gli amministratori è diffuso un forte allarme per l’enorme divario esistente tra le possibilità offerte ad un sindaco ed il ventaglio di richieste, che i cittadini quotidianamente rivolgono agli amministratori. È già difficile fare il sindaco in presenza di un ridimensionamento della spesa, dovuta alle esigenze di bilancio imposte dalle norme europee, e se poi ci si mette anche il pubblico discredito alimentato da campagne mediatiche imbastite per qualche avviso di garanzia, chi vorrà fare il sindaco da ora in poi? Ecco perché tornare alla costituzione, significa anche tornare alla normalità, quella normalità che fino ad ora i 5Stelle hanno recisamente negata in forza di una loro presunta ed indimostrata diversità.

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