Cgil e Uil contro il Governo

di Pierluigi Castellani

Si sta acuendo lo scontro tra Renzi ed il sindacato almeno nella sua parte maggioritaria rappresentata da Cgil e Uil. Certo la proclamazione dello sciopero generale per il 12 dicembre è una vera e propria dichiarazione di guerra,ma farebbe bene il Presidente del Consiglio a non farsi trascinare in un botta e risposta declamatorio che certamente non aggiunge nulla alle buone ragioni che il Governo può vantare di avere. Ad un’analisi fredda e possibilmente imparziale non può sfuggire infatti la portata innovativa, che la legge di stabilità presentata dal governo, ha. Una legge che abbassa la pressione fiscale sul lavoro,che rende strutturali le famose 80 euro e ne aggiunge altrettante per i nuovi nati, non può n essere definita sbrigativamente una legge che non investe sul lavoro. Fino ad ora eravamo abituati a “finanziarie” ben più dure e non risultano scioperi generali proclamati in quelle occasioni, né – ed ha ragione Renzi che lo ricorda – non c’è stata analoga presa di posizione da parte dei sindacati nei confronti della riforma Fornero sia delle pensioni che dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori. Ed è qui infatti che c’è l’altra ragione del contendere; lo sciopero è stato proclamato contro il cosiddetto jobs act, che ridurrebbe, a detta di CGIL e UIL, le tutele dei lavoratori. Ma è proprio su questo argomento che varrebbe la pena che le parti ragionassero senza pregiudizi ideologici. Il jobs act è una riforma organica del mercato del lavoro , che fa un enorme passo avanti rispetto all’esistente, introducendo il rapporto a tempo indeterminato a tutele crescenti, offrendo quindi ai giovani l’opportunità che vanga superata la precarietà che si nasconde non solo nei contratti a tempo, ma soprattutto nelle false partite iva e quant’altro. Il mondo sindacale è indifferente rispetto a questa prospettiva ? Perché si aggrappa al totem del vecchio articolo 18 quando questo, è dimostrato, ha una infinitesimale valenza nelle controversie di lavoro? E perché non viene valutato positivamente l’accordo che su questo tema è stato trovato all’interno del PD, saldando le sue varie anime ?

E’ per questi motivi che può nascere il sospetto, da alcuni coltivato, che con lo sciopero del 12 dicembre si voglia tentare un’operazione di tipo politico, magari cercando di ribaltare i rapporti di forza all’interno del PD o facendo nascere alla sua sinistra una forza politica cui consegnare il rapporto privilegiato di una parte del mondo sindacale.

In ogni caso rimane il fatto che il disagio sociale nel paese è evidente, che intorno a questo disagio si possono coagulare forze di opposizione ed alternative nei confronti della fase politica che stiamo vivendo. E questo dovrebbe preoccupare tutti. Renzi perché non può sottovalutare il ruolo in una democrazia dei corpi intermedi, e tra questi c’è sicuramente il sindacato, ma dovrebbe preoccupare anche il sindacato perché in un momento di evidente recessione e con una diminuzione della produzione industriale, come è stato registrato anche molto di recente, lo sciopero generale finisce per essere un’arma spuntata ed assolutamente inefficace.

C’è certamente anche un problema di democrazia perché con parti ferocemente contrapposte non si va da nessuna parte. Ecco perché mi sento di condividere pienamente il giudizio espresso da Michele Salvati su “La lettura”, il supplemento domenicale del Corrieere della Sera del 16 u.s., quando mette in guardia chi non comprende i mutamenti del nostro tempo e la necessità della innovazione anche nella politica affermando :” Gli strumenti costituzionali per sventare derive cesaristiche esistono e possono essere rafforzati: ma , dai tempi di Max Weber, sappiamo che ciò di cui la democrazia maggiormente soffre è la mancanza di leadership individuale, di decisione e di iniziativa, non di un suo eccesso”.

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