Chi tutela la sicurezza degli italiani?

Di Pierluigi Castellani

Il sequestro del bus degli studenti nel milanese da parte dell’autista, senegalese di origine ma cittadino italiano, ha riproposto con la forza della drammaticità di quell’evento il problema della sicurezza nel nostro paese. Naturalmente c’è da rallegrarsi per lo scampato pericolo dei 51 studenti, per la prontezza ed esemplarità dell’intervento dei carabinieri oltre che per il coraggio dimostrato dai ragazzi, che hanno avvisato con il telefonino le forze dell’ordine e le loro famiglie, però più di una domanda sorge rispetto al tema generale della sicurezza, che dovrebbe essere assicurata a tutti ed in primo luogo ai giovani, che frequentano le nostre scuole. C’è soprattutto una domanda che sorge spontanea e che, guarda caso, si è posta anche il vicepremier Di Maio oramai sempre più impegnato in un quotidiano conflitto con l’altro vicepremier.

Ma il problema della sicurezza non sarà troppo posto solo in termini di lotta all’immigrazione clandestina, enfatizzando un pericolo che si sta sgonfiando con il consistente decremento degli sbarchi ? Ed ancora forse non si sta distogliendo l’attenzione delle forze dell’ordine e dell’opinione pubblica dai veri problemi della sicurezza, che va tutelata prima con la prevenzione e poi con la repressione, ad esempio evitando che chi ha precedenti penali e di ubriachezza, venga posto al volante di un autobus destinato al trasporto degli alunni ? E’ evidente agli occhi di tutti, ora anche del vicepremier Di Maio, che teme di essere messo all’angolo dalla presenza mediatica del leader della Lega che certo non si  limita al perimetro del suo dicastero ma  invade competenze di altri ministri, dai trasporti e lavori pubblici, agli esteri, ai temi dello sviluppo economico. Tutto il governo gialloverde soffre di questa ingombrante presenza di Matteo Salvini, che ha solo in mente il traguardo elettorale del prossimo maggio soffiando sul fuoco delle peggiori pulsioni presenti nell’opinione pubblica, ma ignorando, o quanto meno sottovalutando, ogni tema, difficile e complesso, che hanno di fronte gli italiani come appunto quello della sicurezza. Non si tratta solo di denunciare e reprimere, ma di mettere in campo tutte le capacità che può avere il nostro stato, che pure è membro del G7 ed è una nazione tra le maggiori del nostro continente. Se è vero, come ha rivelato un’inchiesta della  Milena Gabbanelli apparsa sul Corriere della Sera, che il ministro Salvini negli ultimi mesi ha passato al Viminale poco più di cinque giorni al mese, chi pensa a mettere in campo ogni strategia di prevenzione, chi allerta e segue i nostri servizi di intelligence, chi si coordina con gli altri paesi ai fini di un’efficace lotta al terrorismo, chi segue e sollecita ogni tentativo di prevenire, oltre che reprimere, anche gli atti di microcriminalità, che non sembrano essere affatto diminuiti nel nostro paese? Tutte queste domande non possono non porsele gli italiani, ed anche i media, perennemente distratti dal vagare nel mediterraneo di qualche imbarcazione con a bordo un po’ di disperati, che cercano di sfuggire alla miseria ed alla violenza. Qualcuno una volta disse che la guerra è una cosa talmente seria che non può essere lasciata in mano ai generali. Non sarà ora il momento anche di dire che pure la sicurezza  è talmente seria e non può essere lasciata solo nelle mani di Salvini. E forse è anche il momento per gli italiani di togliersi di dosso l’assordante sopore delle parole e degli slogans del populismo, che affondano più nelle emozioni che nella razionalità umana. Forse  dopo la emozionalità populista è giunto il momento di dire con Paul Bloom, lo psicologo americano che ha scritto un saggio, recentemente tradotto in italiano, “ Contro l’empatia. Una difesa della razionalità”, che finalmente “quello che possiamo e dobbiamo fare, invece, è comprendere razionalmente e provare a trovare soluzioni utili e reali”.