La città dell’Acciaio e l’Umbria danno una grande lezione di unità e civiltà

Orgoglio, dignità e civiltà. Terni sale in cattedra e dà una lezione a tutti. Lo sciopero di ieri ha rappresentato un qualcosa di molto più grande del semplice “incrociare le braccia”. Un’intera città si è fermata e si è stretta intorno alla Fabbrica, a difesa di quell’industria che rappresenta la spina dorsale di questo territorio. In piazza c’erano tutti, dalle Acli agli ultrà, dai pensionati agli studenti. Chi, alla vigilia, aveva sperato e “giocato” sulle divisioni, è rimasto deluso. Terni ha dimostrato di saper reagire con il cuore e con la testa. Lo dicono le lacrime e gli applausi, l’ordine, pur tra le contestazioni, con cui si sono svolti il corteo e il comizio in piazza.

Non era facile tenere i nervi saldi dopo giorni di alta tensione, ma Terni ha saputo reggere dando la prova di una straordinaria unità. Una unità che travalica i confini cittadini perché quella per l’Ast è una battaglia che non conosce colore e campanile. Emblematica in questo senso la partecipazione al corteo del sindaco di Perugia, Andrea Romizi. Commovente anche l’abbraccio ideale tra gli operai di viale Brin e quelli della Merloni di Nocera.

Da Terni parte la riscossa dell’Umbria unita e solidale, che davanti a queste situazioni lascia da parte i campanili e mette in campo il meglio di sé.

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