Dirsi cristiani oggi

di Pierluigi Castellani
Nel corso della discussione per la nuova costituzione europea, poi affossata dall’opposizione referendaria francese, le forze di destra fecero a gara per tentare di inserire in Costituzione il riferimento alle radici cristiane dell’Europa. In questa gara si distinse particolarmente la Lega Nord. Naturalmente fu soltanto una battaglia identitarie anziché una convinta adesione al messaggio evangelico. Ora dopo le dure parole di Papa Francesco che ha parlato a proposito dei respingimenti degli immigrati di “atto di guerra” la lega di Salvini ha rivelato il suo vero volto populista e di destra, attaccando la Chiesa ed il Papa soltanto perché ricordano che il dovere di un cristiano è quello dell’ accoglienza dell’altro e del diverso. A Salvini si è poi aggiunto Grillo chiedendo più durezza nei rimpatri svelando ancora una volta il volto ambiguo e populista del suo movimento. Ed allora che cosa è rimasto di quella rivendicazione delle radici cristiane. Proprio poco o nulla. Oggi dirsi cristiani è difficile e coraggioso perché forse fa perdere voti, perché forse è contro corrente rimanere fedeli al messaggio evangelico. Certamente il dovere dell’accoglienza comporta una politica saggia ed equilibrata che sia rispettosa anche dell’esigenza di sicurezza e legalità che i cittadini temono sia messo a rischio da un’ondata di profughi incontrollata. Governare, come sta facendo il governo Renzi, significa risolvere tutti questi problemi, dare risposte dignitose a chi fugge dalla guerra e dalla miseria e nel contempo tranquillizzare chi comunque reclama sicurezza e legalità. Ma dimenticare di essere cristiani, o semplicemente umani, nei confronti di chi aspira soltanto ad una vita dignitosa ed in pace significherebbe dimettersi dal consorzio umano ed allora sì che si dimenticherebbero le radici cristiane della nostra Europa, che alcuni soltanto per ragioni di bandiera politica intendono richiamare.
Oggi dirsi cristiani significa essere fedeli davvero alle radici della nostra civiltà. La civiltà e la cultura europea di cui ci vantiamo ad ogni piè sospinto impone impone questa fedeltà difficile e coraggiosa, per certi versi, ma senza la quale non ci potremmo più chiamare cristiani.

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