DOSSETTI E LA COSTITUZIONE

di Pierluigi Castellani
Sta terminando il centenario della nascita di Dossetti avvenuta il 13 febbraio 1913 e giustamente viene celebrato tra i padri fondatori della nostra Costituzione ed il collaboratore del cardinal Lercaro, grande protagonista della primavera della Chiesa conciliare. In particolare è stato ricordato l’ultimo Dossetti, prima della morte avvenuta il 15 dicembre 1996, quando dette vita ai comitati per la difesa della costituzione interrompendo lunghi anni di silenzio nell’agone politico italiano. Dossetti infatti, preoccupato del clima instauratosi nel 1994 e di una deriva presidenzialista che abbandonasse i capisaldi inscritti nella prima parte della Costituzione, ruppe il silenzio per ricordare a tutti quali fossero i principi basilari della nostra carta fondamentale, che vuole una repubblica democratica, pluralista e parlamentare. Perchè Dossetti venga bene interpretato in questa sua difesa è giusto testimoniare che il suo principale apporto, ispirato dal personalismo di Mounier autore caro anche al futuro Paolo VI, fu quello di affermare che la persona viene prima dello stato e che i diritti fondamentali della persona non sono “attribuiti” dallo Stato ma solo “riconosciuti”.

 

Questo è evidente nell’ordine del giorno che Dossetti presentò, alla costituente, nella seduta  del 9 settembre del 1946, dove si legge che la nuova costituzione democratica deve riconoscere “ la precedenza sostanziale della persona umana ( intesa nella completezza dei suoi valori e dei suoi bisogni non solo materiali ma anche spirituali) rispetto allo Stato e la destinazione di questo a servizio di quella “. Ricordo queste cose oggi che si parla nuovamente di riforma della Costituzione, una Costituzione che Dossetti volle sì “rigida” ma non immodificabile, tanto è vero che l’art. 138 prevede le procedure per la sua revisione. Del resto già il 31 gennaio 1948 nella rivista Cronache Sociali in un articolo non firmato, ma certamente da Dossetti ispirato, già si parla della necessità di differenziare le due Camere e di rivedere la composizione del Senato che dovrebbe rappresentare “ i “corpi” nei quali si articola la società: comuni, regioni, corpi professionali, culturali, ecc.” Quindi ricordare Dossetti significa non già considerare la Costituzione, come qualcosa di intangibile, ma qualcosa che va aggiornata nel tempo senza rinunciare al suo impianto e soprattutto a quei principi e valori fondamentali, scritti nella prima parte, questa sì veramente intangibile, per chi ha a cuore la nostra democrazia.

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