E’ in crisi la democrazia rappresentativa?

di Pierluigi Castellani

 

In questi giorni si sta assistendo ad un dibattito confuso e poco concludente sulla legge elettorale. La decisione della Corte Costituzionale che ha cancellato alcune parti del cosiddetto italicum come il ballottaggio ed imponendo il sorteggio in caso di pluricanditature in diversi collegi ha forse accelerato la corsa ad elezioni anticipate. Le vogliono la Lega e i 5Stelle ed il PD di Renzi che dopo il negativo risultato del referendum del 4 dicembre scorso pensa ad una nuova legittimazione elettorale. Sarà difficile che in questo clima si trovi un accordo per una nuova legge elettorale per le due Camere in modo che sia armonizzata l’elezione del Senato con quella per la Camera dei Deputati com’è negli auspici del Presidente Mattarella, tanto che c’è chi pensa di andare alle elezioni con le leggi elettorali esistenti ,così come risultano dopo le decisioni della Consulta, anche se in questo modo sarà difficile che il risultato sia omogeneo per le due Camere. Il confronto politico è sempre più aspro e c’è l’incertezza per come i rapporti internazionali risulteranno con la nuova presidenza americana di Donald Trump, il cui avvio con la sistematica demolizione del lascito di Obama sta destando più di una preoccupazione.

E’ c’è chi in questo clima si sta interrogando sul futuro della democrazia rappresentativa non soltanto nel nostro paese, perchè quanto sta accadendo in Europa con l’ascesa dei nuovi populismi sta destando più di una preoccupazione. La domanda che molti studiosi infatti si stanno facendo è: qual’è il futuro della democrazia ? Nell’ulimo libro pubblicato prima della morte di Zygmunt Bauman, scritto a quattro mani con Ezio Mauro,lo stesso Mauro si sente di affermare: “ la democrazia non basta a sé stessa” e aggiungendo “il governo democratico è precario, perché tutto è fuori controllo”. Affermazione che sembra rimandare al paradosso di Boeckenfoerde secondo il quale “ lo stato liberale secolarizzato vive di presupposti che esso stesso non può garantire”. Il che equivale a dire che se la democrazia rischia la crisi è perché le forze politiche non sanno alimentarla di ideali e valori, che possano offrire agli elettori profonde motivazioni per accostarsi ai seggi elettorali. Infatti non basta il rito del voto per alimentare la democrazia, ma occorre ridurre la distanza che si è frapposta tra cittadini e rappresentanti , riscoprire un disegno comune tra opinione pubblica e la politica, in una parola occorre che le forze politiche, nel loro insieme, sappiano proporre ai cittadini valori ed obbiettivi che possano essere largamente condivisi. Per questo , comunque verrà risolto il problema della legge elettorale, le prossime elezioni, vicine o lontane, dovranno essere un’occasione non già per una sterile contrapposizione tra ingannevoli slogan o parole d’ordine, bensì per un grande confronto di idee e programmi che rilancino politiche di sviluppo , di coesione e di giustizia, che superino i confini del nostro paese. Infatti si è proprio sicuri che senza un’ Europa forte ed unita, che senza un sistema di rapporti internazionali che dominino e governino la globalizzazione, possano trovare soluzione i problemi che assillano l’Italia come il lavoro, le diseguaglianze sociali e la stabilizzazione della pace? Chi saprà assumere su di sé questo compito in un momento in cui anche il risultato del referendum del 4 dicembre sembra aver raffreddato il disegno riformista imposto dal governo Renzi ? Credo che in ogni caso questo compito debba essere assunto dal PD, l’unico partito culturalmente attrezzato per affrontare questa sfida.

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