Il Papa a Bozzolo ed a Barbiana
di Pierluigi Castellani
Papa Francesco ha compiuto un gesto di ecclesiale sapienza recandosi a pregare sulla tomba di don Primo Mazzolari a Bozzolo nel mantovano ed a Barbiana sulla tomba di Don Lorenzo Milani. Ad alcuni sembrerà un gesto di riconciliazione della Chiesa ufficiale con questi due sacerdoti, che hanno illuminato il difficile cammino della Chiesa del preconcilio, ad altri un doveroso atto di riparazione nei confronti di questi due preti scomodi, che hanno sofferto molto per le incomprensioni della Chiesa non ancora pronta ad accogliere il fecondo messaggio di quello che sarà il Concilio Vaticano II. Ma a meglio guardare Papa Francesco non ha fatto altro che portare avanti il suo discorso sul rinnovamento della Chiesa, che ha bisogno di profeti che le indichino la strada per essere autenticamente la Chiesa di Cristo. La Chiesa dei poveri è stata soprattutto la Chiesa di don Mazzolari e di don Milani. Il primo tutto proteso ad una evangelizzazione del messaggio cristiano per quanti hanno sete di giustizia e verità ed il secondo lottando per tutta la sua breve vita per dare la parola agli ultimi sapendo che la parola e quindi l’istruzione e la cultura sono il primo motore della società e dell’affrancamento dei poveri e degli ultimi dalle ingiustizie sociali.
Don Mazzolari, che, ricordiamolo, solo poco prima di morire nell’aprile del 1959 ebbe il riconoscimento da parte di Giovanni XXIII di essere la tromba dello Spirito Santo nella bassa padana ,visse con intransigenza i primi anni del novecento non piegandosi mai al fascismo dal quale dovette anche sfuggire rimanendo mesi e mesi nascosto nella sua “pieve sull’argine” e poi nel dopoguerra si fece predicatore ed animatore di spiritualità dei molti giovani che volevano una Chiesa al servizio soltanto degli emarginati e dei poveri e non già di alcun partito. Gli fu proibito anche di scrivere e di predicare ma rimase sempre fedele alla Chiesa “obbedientissimo in Cristo”, come ebbe a scrivere in una sua lettera. Così pure Don Milani la cui scuola disturbava pigri e potenti e che accettò con la medesima obbedienza la sua emarginazione in una parrocchia sperduta senza elettricità e senza acqua soltanto per stare vicino ai suoi giovani a cui, confessò, di aver voluto più bene che a Dio stesso, ma confidando nella comprensione del Signore. C’è poi un altro fatto che accomuna questi due preti scomodi, che Papa Francesco ha voluto ricordare in una stessa giornata, ed è la loro instancabile condanna della guerra. Don Mazzolari scrisse anche un emblematico libretto “Tu non uccidere” per ricordare a tutti il dovere della pace e don Milani con la sua famosa “Lettera ai cappellani militari” mise in discussione il parametro della cosiddetta guerra giusta, guadagnandosi anche l’accusa di oltraggio, accusa poi decaduta con la sua morte.
Ora rileggendo “Esperienze pastorali “ o “Lettera ad una professoressa” nessuno mette più in dubbio l’autenticità della vocazione educativa e sacerdotale di don Milani, così pure rileggendo le pagine di “Adesso” ,la rivista fondata da don Mazzolari, tutti potranno riconoscere le verità profetiche predicate da questo singolare sacerdote. Eppure al tempo in cui vissero furono dei grandi incompresi e dovettero sperimentare su se stessi quanto è vera l’affermazione di Bernanos secondo il quale nulla è soffrire per la Chiesa quanto invece è duro soffrire dalla Chiesa. Ora il gesto di Papa Francesco fa giustizia di tutto questo. Ricorda a tutti noi quanto a volte sia scomoda la verità evangelica, ma quanto sia lievito di speranza quando questa verità viene incarnata da chi sa essere sacerdote e pastore confondendosi tra le pecore fino ad assumerne l’odore.