Il Pd e gli altri

di Pierluigi Castellani

C’era da aspettarselo ,che dopo la sconfitta del centrosinistra nei ballottaggi delle ultime elezioni amministrative si riaprisse il dibattito interno al PD ed al di fuori del PD. Il PD è come se vivesse un congresso permanente mentre il tentativo di Pisapia di dar vita ad un soggetto alla sinistra del PD rischia di riaprire una stagione di nostalgie senza una prospettiva per il futuro. Non che non sia legittimo discutere di come si sia aperta una stagione di sconfitte per il centrosinistra ed una ripresa del centrodestra, ma sembra di capire che manca nelle analisi che vengono fatte la constatazione che  la destra si sta riprendendo la scena e non soltanto in Italia. La sinistra a livello europeo è in crisi pressochè dappertutto. In Francia il partito socialista ha raccolto uno scarno 6,4%, in Germania la CDU di Angela Merkel si sta avvicinando ad una nuova vittoria, mentre chi si infiamma, come è avvenuto in Piazza S. Apostoli a Roma il 1° luglio, per la rimonta in Gran Bretagna dei laburisti di Corbyn dimentica che pur tuttavia a Londra si è insediato un governo conservatore presieduto dalla May.

Questa ventata di destra che sta aleggiando sull’Europa ha pesato e come sui ballottaggi italiani. La crisi dei migranti ha rinfocolato mai sopite paure alimentate dai populismi nostrani ed ha decisamente svelato il volto ambiguo dei 5Stelle, che su questo terreno sembrano voler far concorrenza alla Lega di Salvini. C’è stato poi il dibattito sulla legge per lo ius soli, che, pur sacrosanta, ha rispolverato l’antica contrarietà e diffidenza nei confronti del diverso, tipica di un’opinione pubblica ripiegata su se stessa, che  rifiuta di guardare in faccia la realtà di un mondo dove sarà sempre più difficile innalzare barriere. Del resto è la stessa paura che ha insediato Trump alla Casa Bianca. E’ quindi su questi temi che va improntato ogni dibattito all’interno del centrosinistra se si vuole fare argine alla destra ed ai populismi, dibattito che sembra essere mancato a Piazza S. Apostoli ove il nemico da sconfiggere è sembrato non tanto la destra quanto invece Renzi e tutto il PD. Come si voglia battere il centrodestra da parte di alcuni è tutto ancora da scoprire, perché la nostalgia per un passato che non ritorna non serve per preparare il futuro e si dimentica che a battere per tre volte i conservatori inglesi non è stato Corbyn ma Blair e che a sbarrare la strada a Marine Le Pen in Francia non è stata la sinistra dei Malenchon ma l’europeismo di Macron. E’ evidente che errori ci sono stati e che occorre riconoscerli e superarli, ma ogni confronto non può che essere sulle idee e sui programmi e non già sui veti alle persone.

C’è poi la sottovalutazione e minimizzazione da parte di alcuni dell’indubbia svolta positiva impressa all’Italia dagli ultimi due governi. Non è un caso che anche il nostro paese è ripartito ed ora si registra il segno + sul pil, che è aumentata l’occupazione ,anche per i giovani e, dato non trascurabile, sono le politiche delle ultime finanziarie che hanno fatto diminuire, anche se di poco, le disuguaglianze sociali nel nostro paese. A questo, come ha rilevato l’Istat, ha contribuito il provvedimento degli 80 euro, il reddito di inserimento e da ultimo la quattordicesima per le pensioni più basse. Così è aumentata anche la spesa e la fiducia delle famiglie . Certamente tutto questo non basta. Ma perché negare questa evidenza quando a governare il paese sono stati governi a guida PD? E’ vero, in ogni caso il PD si trova a gestire una fase difficile della politica italiana e deve per questo rendere più evidente il suo profilo riformista e non chiudersi nella propria autosufficienza perché anche un partito a vocazione maggioritaria deve aprirsi al civismo della società ed anche a chi interpreta in modo più accentuato il profilo di sinistra, ma mettere sempre in discussione i risultati di un congresso appena celebrato sarebbe come cedere ad uno spirito masochista di autodistruzione. Del resto questo è stato sempre il male della sinistra, di dividersi sempre alla ricerca di una purezza utopica, dimenticando che anche nell’utopia di Tommaso Moro c’erano gli schiavi ed i mercenari che combattevano le guerre per gli altri.

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