In Austria battuta la destra

di Pierluigi Castellani

La vittoria di misura del candidato verde alla Presidenza della Repubblica Austriaca non può tranquillizzare il vasto mondo di opinionisti e di politici europei, che temevano la vittoria dell’ultradestra in Austria. Infatti il candidato verde Van Der Bellen con il suo 50,35% rispetto al 49,65% di Hofer ed i suoi 31.000 voti in più dimostra che non c’è un’ Austria felix, perché la metà esatta dei suoi elettori è stata affascinata dalle tesi antieuropee ed antiimmigrati di un’ultradestra sempre più presente nel panorama europeo. Il nuovo presidente infatti si trova davanti un paese profondamente diviso ed in cui serpeggiano spinte nazionaliste venate di razzismo. E’ per questo che i dirigenti di Bruxelles ed i leaders europei debbono porsi seriamente il problema di come frenare quest’onda populista e xenofoba che sta invadendo l’Europa. A giugno del resto ci sarà anche il referendum in Gran Bretagna ed una Brexit sarebbe un brutto segnale per tutta l’Europa e per la stessa Inghilterra tanto che si stanno moltiplicando i segnali per un qualche ripensamento stante gli allarmi, che il mondo economico e della finanza inglesi, stanno lanciando per i costi che il paese dovrebbe sopportare per una sua uscita dall’Europa. Sembra che in questo secolo XXI si stia disfacendo quella tela della costruzione europea così saggiamente, pazientemente e tenacemente tessuta nel secolo precedente. Per evitare tutto questo non basta richiamarsi a dichiarazioni di principio occorre operare concretamente di conseguenza per dimostrare con i fatti ai cittadini europei che l’Europa non è quell’arcigna matrigna, che a volte appare dietro il suo volto di severità sui conti pubblici, ma una vera opportunità di sviluppo e di progresso. I nazionalismi del secolo scorso con i loro apparati ideologici hanno prodotto il disastro della seconda guerra mondiale, ma in questo nuovo secolo l’Europa deve saper parlare ai greci, agli italiani, ai portoghesi, ai francesi e a tutti gli altri non solo con il proprio apparato burocratico ma con serie indicazioni di sviluppo e di progresso. Superare l’austerità consentendo investimenti sia con opere pubbliche che con stimoli alle aziende private, assicurare un welfare generale ed equo, che riconosca livelli giusti di cittadinanza a tutti gli europei è il primo passo da compiere. E poi occorre assicurare, soprattutto le fasce più deboli della popolazione, che il fenomeno delle migrazioni non è soltanto una minaccia perché può essere opportunamente governato e gestito con pari impegno da tutti gli stati europei. Ed ai paesi riluttanti va ricordato con decisione e con pregnanza di regole che se dall’Europa si prende – si vedano i fondi strutturali – all’Europa bisogna anche dare, perché nessuna comunità, e tanto più una comunità vasta come l’Europa, può vivere senza reciproca solidarietà. Ma è sul versante delle politiche di sviluppo e del lavoro che l’Europa si gioca il suo futuro. Chiedere solo sacrifici e mostrare il volto arcigno della burocrazia di Bruxelles è un errore gravissimo che l’Europa non si può permettere, pena la sua sopravvivenza. Basterebbe chiudere un momento gli occhi e ripensare agli anni più dolorosi del novecento per riflettere. Non sono certamente i dissidi , i nazionalismi e le guerre, come ha ricordato il Presidente Mattarella, a garantire lo sviluppo economico e sociale ma solo la pace e la solidarietà tra le nazioni. Tutti debbono riflettere su questo, come del resto già e stato fatto dalla maggioranza, sia pure risicata, degli elettori austriaci.

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