LA PANDEMIA E I MUTAMENTI DELLA POLITICA

di Pierluigi Castellani

“Quella del coronavirus è la prima di una serie di crisi a cascata che si alimentano a vicenda e toccheranno tutti i quadranti del pianeta” così sul Corriere della Sera del 5 aprile il politologo americano Fareed Zakaria prevede le conseguenze della pandemia che ha colpito il pianeta. La previsione decisamente pessimistica di Zakaria ci fa però comprendere come dopo questa crisi la politica non potrà essere più la stessa. Anche l’approccio fino ad ora dedicato alla globalizzazione dovrà subire un deciso cambiamento. C’è da osservare in primo luogo come la risposta alla crisi non solo dell’Italia, ma di tutti i paesi colpiti, muta il rapporto tra il pubblico e il privato con decisa prevalenza del primo. Dopo anni di liberismo e mercatismo sfrenato l’intervento pubblico si è reso assolutamente necessario. Va quindi ripensata anche la modalità con la quale viene declinato il principio di sussidiarietà. Una risposta efficace e pronta a crisi come quella che stiamo vivendo, e che forse  vivremo nel futuro se Zakaria dovesse avere ragione, necessita di strumenti, non solo finanziari, adeguati che solo il pubblico può mettere in campo. E’ già avvenuto nel 29 nell’America di Roosevelt e in Europa dopo la devastazione della seconda guerra mondiale. Ma ora l’insidia è ancor più pericolosa perché non è prevedibile e non ha confini. Si diffonde rapidamente e necessita di interventi rapidi e unitariamente diffusi sul territorio, tanto che in Italia sono molti quelli che  ritengono giunto il momento di rivedere il rapporto tra Stato e Regioni.Molto probabilmente sarà necessaria una rivisitazione del titolo V della Costituzione, anche in questo caso con una declinazione diversa del principio di sussidiarietà verticale. Ma pure il sistema dei diritti viene coinvolto. La lotta al covid 19 impone una riflessione sul bilanciamento dei diritti, libertà, privacy e doveri sociali per tutelare la salute individuale e collettiva. Non si tratta di rinnegare la stagione della conquista dei diritti di questi ultimi anni, ma , anche in questo caso, di tenere nel giusto conto l’ esigenza imposta della salvaguardia degli interessi generali come  quello rappresentato dalla salute collettiva. C’è poi una questione che investe direttamente i partiti e il loro rapporto con l’opinione pubblica. L’affannosa e disperata ricerca di un vaccino che ci difenda dal coronavirus relega nel buio della memoria le posizioni no-vax di partiti populisti come la Lega di Salvini e i 5Stelle. Nessuno si azzarderebbe ora a difendere una posizione no-vax, né tanto meno a mettere in discussione la scienza e le competenze che ne derivano. Le crisi, e soprattutto quella del coronavirus, non si affrontano con l’improvvisazione e l’incompetenza. Anche la crisi economica, che ne sta derivando, impone un approccio con strumenti ben selezionarti ed agguerriti. Forse è finalmente giunto il tempo di valorizzare la competenza  in politica senza facili slogan e risposte semplici a problemi maledettamente complessi. Ne deriverà il tramonto del populismo come lo abbiamo conosciuto fino ad ora? Forse, senz’altro lo speriamo. In ogni caso un ridimensionamento del populismo sta già avvenendo ed infatti sta riprendendo credibilità nell’opinione pubblica una politica seria, pronta a dare risposte adeguate senza cavalcare i temporanei umori di un elettorato impaurito e disorientato. Ne è una riprova l’assistere alle difficoltà di un leader populista come Salvini, che sta cercando disperatamente spazi di consenso dove non avremmo mai immaginato. Ora ha sposato la richiesta di alcuni ambienti conservatori cattolici di riaprire per la liturgia pasquale le chiese con modalità non attuabili e comprensibili tanto che lo stesso presidente della CEI  cardinal Bassetti con il suo modo pacato e conciliante ha dovuto ricordare che la Chiesa sta rispettando le decisioni del governo con l’unico fine di tutelare il bene collettivo della salute e che la fede la si può manifestare con forza anche di fronte ad una piazza desolatamente vuota come ha fatto il Papa perché il vuoto della piazza è stato riempito dall’universale preghiera dei fedeli spiritualmente uniti al Pastore  orante di fronte al crocifisso miracoloso issato in piazza San Pietro. Insomma tutto ora viene messo in discussione come la stessa Europa chiamata  ad una svolta veramente epocale. O ritroverà il dovere dell’unità e della solidarietà o sarà la sua irrimediabile fine. Saprà la politica tutta capace di essere all’altezza di questa sfida?