La vittoria di Macron: scampato pericolo

di Pierluigi Castellani

La elezione di Macron alla presidenza francese fa indubbiamente tirare un sospiro di sollievo alla Francia ed a tutta l’ Europa, perchè una vittoria della Le Pen avrebbe messo in dubbio la stessa appartenenza della Francia all’Europa con tutto quello che ne sarebbe seguito. Ma questa vittoria si presta a molte interpretazioni ed a letture che possono servire anche agli altri paesi europei, compreso il nostro. La destra è stata battuta da un progetto riformista, che ha colto le novità della società francese. Si esce dalla crisi e si batte la destra non con i velleitarismi di una sinistra radicale alla Melenchon, nè rispolverando, come ha fatto Hamon, il compromesso socialdemocratico del secolo scorso. Avvertenza questa che dovrebbe essere utile anche a Martin Schultz, che dopo gli entusiasmi iniziali, non sembra, come è avvenuto in recenti elezioni locali, godere più tanto del favore degli elettori tedeschi.

C’è poi un altro dato importante che deve far riflettere: il populismo della Le Pen non è stato battuto dai vecchi partiti, che non sono stati capaci di superare il primo turno delle elezioni. Macron con il suo movimento En Marche ha saputo intercettare i delusi dei partiti tradizionali facendo convergere il loro consenso su una piattaforma decisamente europea, anche se di un’Europa riformata e più attenta ai problemi della crescita e del lavoro, e con una visione della società non chiusa ma aperta alle novità offerte anche dalla internazionalizzazione. Certamente ora i commentatori useranno fiumi di inchiostro per spiegare quanto avvenuto in Francia, ma un dato sembra del tutto incontrovertibile. Il pericolo della destra non si vince con le vecchie ricette del secolo scorso e la contrapposizione tra destra e sinistra va aggiornata rispetto alla tradizionale lettura che ne ha dato Norberto Bobbio.

Oggi c’è una contrapposizione ancor più penetrante, che investe tutti gli schieramenti e che si registra più sul versante apertura-chiusura e quindi su quello del progresso o conservazione. Insomma occorre declinare in modo attuale e moderno la parola riformismo, ripensando anche ad alcune esperienze del passato. Forse la cosiddetta terza via di Blair, di Schoereder , di Clinton e di Obama è stata troppo frettolosamente archiviata dalle attuali forze di sinistra. Ripensare oggi all’utilità di una elaborazione programmatica, che parta da lì senza incorrere in errori come quello fatto da Blair sull’Iraq, può essere utile. Tornare al popolo ed alle sue esigenze per battere il populismo credo sia una strada utile, anche perchè in questo modo tonerebbero negli orizzonti della sinistra questioni come il lavoro e la sicurezza. Soprattutto quest’ultima dever essere recuperata interamente dalla sinistra come sta facendo il ministro Minniti. Chi è già al riparo perchè abita in condomini blindati e con il servizio del portiere non può comprendere del tutto l’esigenza di protezione pressamente richiesta da chi abita nelle periferie urbane e si trova a gestire piccoli e isolati esercizi commerciali. Infatti appare assurda e fuori dal tempo la posizione di alcuni della sinistra nel dibattito che si sta sviluppando in parlamento sulla legittima difesa. Non si tratta di armare sceriffi od invocare il farwest, ma riconoscere che la sicurezza e la protezione dello Stato per i più deboli, per chi non può arruolare guardie di vigilanti, è un imprescindile obbiettivo che tutta la sinistra deve far proprio. Non si può sempre sperare che nasca un Macron, che ci liberi dai pericoli della destra alimentata dal populismo.

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