Le elezioni europee: la posta in gioco

di Pierluigi Castellani

Le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo si stanno avvicinando a grandi passi. Si voterà il 26 maggio prossimo. Purtroppo sembra che l’opinione pubblica venga distolta dai veri obbiettivi, che dovrebbe avere una consultazione europea. Tutti sembrano focalizzati sulla competizione interna, che c’è nella maggioranza che sostiene il governo giallo verde. Ci si interroga su chi prevarrà tra i due contendenti :la Lega di Salvini come sembrano accreditare i sondaggi o il M5Stelle, che ha il maggior gruppo parlamentare sia alla Camera che al Senato, messo però ora in difficoltà dai non brillanti risultati delle ultime consultazioni per il rinnovo delle assemblee regionali di Abruzzo e Sardegna? Tutto questo finisce per distrarre gli elettori dalla vera posta in gioco  delle prossime elezioni europee.

Si tratta infatti di sapere quale sarà il futuro dell’Europa . Verrà messa in crisi dal prevalere delle forze sovraniste e populiste o le forze politiche ,che credono nel progetto europeo, riusciranno invece a rilanciarlo con  una maggiore integrazione e facendo prevalere il disegno originario di una Europa solidale e fattore di sviluppo economico e sociale? Oramai anche la Germania ha compreso che occorre archiviare la politica di austerity, che ha fatto percepire l’Europa come qualcosa di distante e non interessata a correggere le storture di una globalizzazione non regolata e fonte di aggravamento delle diseguaglianze sociali. E’ il momento di riscoprire il disegno di una comunità europea attenta a costruire sempre maggiore integrazione tra i popoli per far loro riscoprire la necessaria solidarietà tra le nazioni più avanzate e quelle in difficoltà. Già Jacques Delors aveva avvertito il rischio insito nell’affidarsi solo ai mercati, che possono distruggere la società a meno che il loro impatto non venga attenuato da una politica sociale degna di questo nome. Ma il sovranismo spingendo le nazioni a rinchiudersi nei propri confini ed ad abbandonare la necessità per gli stati nazionali di intessere relazioni con i propri vicini di natura politica, commerciale e sociale produrrà un nazionalismo autarchico e pericoloso, perché nessuno stato da solo ed a maggior ragione il nostro paese con la fragilità economica di parti rilevanti del suo territorio e con l’alto debito pubblico di cui è gravato, può far fronte alle sfide di questo millennio. L’illusione del “prima gli italiani” nel mondo di oggi può essere gravemente pericolosa per il  nostro paese. Neppure la Gran Bretagna con la sua brexit ce la può fare in uno scenario dove le antiche certezze stanno scomparendo. Ora c’è la globalizzazione finanziaria, che nessuna barriera nazionalistica può domare. Quando il denaro con un semplice clic può valicare i confini degli stati nazionali ed anche quelli dei continenti un singolo paese non può certamente contrastare questo tipo di globalizzazione selvaggia. Ogni problema va affrontato nella dimensione in cui si pone ed ora i problemi non sono più relegati all’interno dei confini di singoli stati. Si pensi al problema della pace, a quello delle migrazioni, a quello del clima e dell’ambiente, tutti questi sono problemi che nascono in un  territorio più vasto di quello nazionale e in un contesto internazionale ,che si sta ridisegnando con l’avvento di nuovi e potenti interlocutori come la Cina, che dall’Asia sta penetrando in Africa e nei mercati di tutto l’occidente,e come la Russia di Putin, che si sta ritagliando spazi di influenza sempre maggiori nell’Europa dell’est e non solo. A tutto questo come si risponde ?. Forse stringendo alleanze con la Marine Le Pen e con l’Ungheria di Orban, come qualcuno sta facendo, si può ovviare a questo o  aggregandosi con i populismi di vari paesi ( si riveda la foto di Di Battista e Di Maio con i più facinorosi dei gilet gialli francesi), come vuole fare qualcun altro , si possono affrontare problemi di una dimensione totale? Solo l’Europa rafforzata e solidale può cercare di dialogare con l’America da una parte e la Russia di Putin e la Cina dall’altra. Anche il sentimento dell’identità nazionale deve essere recuperato in questa nuova dimensione. L’essere cittadini europei non contraddice affatto la nostra cittadinanza italiana. L’una può racchiudere l’altra come in una matrioska la bambola più grande contiene quella più piccola senza schiacciarla. Per questo la posta in gioco il prossimo 26 maggio è molta alta. Occorre prospettare agli elettori un’alternativa credibile al sovranismo populista, un’alternativa che raccolga chi si sente sinceramente europeo e non vuole tornare al vecchio schema nazionalista, che tanti guai ha prodotto nella prima metà del novecento.

 

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