Montesquieu contro Rousseau

di Pierluigi Castellani

La difficile nascita del secondo governo Conte ha riportato alla luce il decisivo tema dell’evoluzione della democrazia moderna. E’ stato infatti colto da tutti l’anomalia introdotta dal M5Stelle nel percorso,che ha condotto alla formale costituzione del governo di fronte al Capo dello Stato, perché la consultazione via web degli iscritti al movimento di Grillo sulla piattaforma Rousseau, un’associazione privata controllata interamente da un’azienda informatica come la Casaleggio, non è apparsa solo uno sgarbo nei confronti del presidente Mattarella ma una vera e propria sgrammaticatura costituzionale. E’ pur vero che ogni forza politica ha le sue modalità di consultazione dei propri aderenti, ma in questo caso la consultazione on-line è avvenuta dopo il conferimento dell’incarico al prof. Conte da parte del Capo dello Stato, che aveva come presupposto il via libera congiunto delle due forze politiche alleate 5Stelle e Pd, e dei rispettivi gruppi parlamentari. Viene quindi da chiedersi se siamo già oltre i presupposti di una democrazia parlamentare come la nostra e quali potrebbero essere le conseguenze che ne derivano. Evocare il nome di Rousseau, a cui palesemente sembra ispirarsi il movimento di Grillo, non può non far riflettere come quel continuo invocare il popolo, che viene fatto dai movimenti populisti in contrapposizione alle istituzioni di rappresentanza, non contenga già quel rischio di ripiegamento autoritario, insito nel Contratto Sociale del filosofo ginevrino con il suo affidare tutto alla  cosiddetta volontà generale. Per questo viene subito da pensare, per contrasto, a Montesquieu ed al suo Lo spirito delle leggi per la  espressa preoccupazione di affidare la democrazia non già soltanto al voto del popolo, ma anche alle garanzie insite nella divisione dei poteri. Senza i pesi  e i contrappesi, oramai tutti i teorici della democrazia moderna lo affermano con forza, non si dà vera democrazia, bensì si corre il rischio di gettare, anche inconsapevolmente, i germi dell’autoritarismo nel percorso di adeguamento dei processi democratici alle più recenti conquiste della tecnologia. Valga per tutti il richiamo ai limiti di un ricorso esacerbato della tecnologia del web, ove individui singoli nell’anonimato e nella solitudine di fronte ad una tastiera esprimono direttamente un giudizio ed un’opinione senza un confronto faccia a faccia con gli altri, fatto da Eric Sadin nel suo La silicolonizzazione del mondo, quando avverte che” possiamo allora tentare di rappresentarci un mondo contemporaneo di tanti “microtiranni” più o meno ubriachi del loro senso di onnipotenza”. Non resta quindi che sperare che al di là dell’ inconsueto percorso con cui si è giunti alla formazione del nuovo governo il nuovo esecutivo sappia porre fine a quella disintermediazione del processo politico, che è uno dei pericoli del tempo in cui viviamo, e riprenda un costruttivo dialogo con tutti i corpi intermedi che garantiscono la rappresentanza sociale e tra cui certamente è da annoverare il  ruolo insostituibile del parlamento.