Primarie Pd: l’Umbria risulta la regione più renziana d’Italia

I dati non sembrano lasciare dubbi a interpretazioni. L’Umbria è la regione più renziana d’Italia, posizionandosi al primo posto con un risultato che si attesta all’81 per cento delle preferenze e che stacca la regione Toscana del candidato uscente di 2 punti percentuali. Il risultato ottenuto in Umbria sicuramente ha soddisfatto gli esponenti democratici renziani locali che lo considerano il primo step per recuperare credibilità tra le migliaia di persone che si sono allontanate dal Partito. Le regioni del centro Italia si considerano ampiamente vicine alla filosofia renziana: le Marche ottengono il 78 per cento, mentre la regione del nord più vicina al nuovo Segretario è la Lombardia con il 76 per cento delle preferenze. L’Emilia-Romagna e il Veneto si attestano al 74 per cento, a fronte di un dato inaspettato proveniente dalla prima regione renziana del sud: la Calabria con un 75,5 per cento di voti a favore. Insomma, fatta eccezione per l’Umbria, che supera la soglia dell’80 per cento, sono dodici le regioni italiane sopra il 70 per cento e sette quelle sopra il 60 per cento che sostengono Renzi. L’unica regione che assegna la vittoria al candidato Emiliano è per ovvie ragioni la Puglia che fa registrare un 62 per cento per il Governatore e un 32 per cento per il candidato uscente. Nel complesso le primarie hanno ottenuto un buon risultato considerando vari fattori che remavano contro, tra cui il ponte del primo maggio. Con quasi due milioni di partecipanti, le votazione hanno consacrato la riconferma di Matteo Renzi a Segretario del Partito. Sebbene siano state le elezioni con il tasso di partecipazione più basso da quando sono state istituite le primarie, il candidato uscente è stato rieletto con il 70 per cento di preferenze. Un dato che indubbiamente ha la sua rilevanza e che va addirittura oltre le più ottimistiche aspettative che lo davano sì vincitore ma con dei numeri leggermente più bassi. In Umbria i votanti sono stato di 40.568 sebbene oltre 30.000 umbri abbiano deciso di non recarsi alle urne e il tasso di affluenza abbia fatto registrare un calo del 47 per cento a Perugia e del 40 per cento a Terni rispetto al 2013. La partecipazione in tutta la regione ha tuttavia visto una comunità di oltre 1.500 volontari impegnati nei 258 seggi che sono stati allestiti per consentire ai simpatizzanti e ai tesserati di andare alle urne. Alla fine è stato un confronto dialettico tra tre candidati: ognuno espressione di una propria mozione. Da questo voto il Pd esce evidentemente rafforzato. Renzi ha avuto la meglio, con una significativa legittimazione popolare che ha riconosciuto la sua leadership. L’ex premier è percepito come il vero leader del Partito, senza dubbio il capo cui affidare la gestione di una Segreteria capace di interpretare una forza di sinistra moderata ed europea, rappresentata da un progetto riformista che ha a cuore il superamento delle diseguaglianze ed è vicino alle istanze dei più bisognosi. Il compito del neoconfermato Segretario dovrà essere quello di tenere unito il partito, evitare ulteriori lacerazioni, ascoltando le istanze della minoranza, senza rischiare di cadere nella trappola dei contrasti interni e criticità correntistiche. Insomma, ora Renzi dovrà dimostrare che il Pd, oltre a confermarsi una forza politica plurale, dovrà avere tutte le carte in regola per presentarsi alle prossime elezioni ed aspirare a governare il paese per gli anni a venire.

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