Quale futuro per l’Umbria?

di Pierluigi Castellani

Le dimissioni della presidente Catiuscia Marini hanno introdotto un elemento di forte incertezza per la politica, ma anche per il futuro della nostra regione. Certamente il PD, che ha sempre diretto la politica regionale, ora si trova, dopo le note vicende giudiziarie, in difficoltà, ma tutto questo non può far dimenticare la buona gestione della politica regionale che ha contraddistinto gli anni dei governi di centrosinistra, né tanto meno l’indagine, che ha investito la gestione dei concorsi nell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, può inficiare l’ottimo livello, apprezzato dalle valutazioni nazionali, dei servizi sanitari umbri. Per episodi ancora tutti da chiarire non si può criminalizzare tutta la sanità umbra. Questo messaggio, che le strumentalizzazioni di alcune forze politiche tentano di far passare, va rigettato in toto. Il livello delle prestazioni sanitarie in Umbria è tale che deve tranquillizzare i cittadini e quindi va anche ricucito il rapporto tra istituzioni ed opinione pubblica, perché le istituzioni umbre sanno ancora fornire risposte qualificate alle esigenze dei cittadini. Pur tuttavia non si può negare che l’attuale stallo della politica regionale induce a molte incertezze. Se infatti le dimissioni della presidente Marini saranno confermate rimane incerta la data delle prossime elezioni regionali e l’attività legislativa dell’assemblea regionale si interrompe come anche l’attività amministrativa, che potrà proseguire solo per l’ordinaria amministrazione. Eppure ci sono alcune problematiche all’orizzonte, che invece dovrebbero essere affrontate con la necessaria determinazione.

C’è la questione dell’AST di Terni, che desta preoccupazione. I sindacati sono da tempo in allerta, ma sembra che il governo nazionale non si sia fatto carico della necessità di fare chiarezza sul futuro dell’industria  metallurgica ternana. C’è la questione della ricostruzione delle zone terremotate della Valnerina. Da quando sono in carica il nuovo governo ed il nuovo commissario alla ricostruzione non c’è stato alcun cambio di passo e giustamente le popolazioni interessate hanno iniziato a farsi sentire con la protesta dei lenzuoli appesi davanti alle case distrutte dal terremoto. Insomma occorre riproporre al più presto un’immagine dell’Umbria laboriosa ed accogliente e che sa disegnare i contorni di un necessario ed affidabile futuro. Ed a questo punto sorge spontanea una domanda, ma le dimissioni della presidente della giunta regionale erano proprio necessarie in un contesto in cui la Marini si trova solo indagata? Qualcosa sembra non aver funzionato a dovere nel raccordo tra il commissario Verini ed il PD nazionale. Una volta il PD rifuggiva dal giustizialismo e si dichiarava garantista tanto che in altri casi  dirigenti indagati non hanno dato le dimissioni e si è atteso il corso naturale della giustizia , che in molti casi è terminato con l’archiviazione o con la completa assoluzione  degli indagati. Sembra che nel caso dell’Umbria ci sia stato come un cortocircuito nel rapporto tra il PD umbro e quello del Nazzareno, tanto che nel mentre la presidente Marini dichiarava di essere estranea ai fatti contestati e che avrebbe continuato con tranquillità a svolgere la sua funzione di presidente, poi improvvisamente sono giunte le sue dimissioni. Ora sta ai consiglieri regionali, che fino a prova contraria costituiscono ancora la maggioranza che sorregge la giunta, decidere il da farsi, se accettare le dimissioni o respingerle ed in questo caso non per continuare a godere dei benefit regionali, come la vulgata qualunquista sta diffondendo, ma per fare chiarezza sul futuro della regione in un momento difficile in cui l’Umbria non è ancora fuori del tutto dalla crisi economica e nel mentre le forze politiche sono tutte impegnate nella campagna elettorale per le elezioni europee e molte città importanti dell’Umbria stanno rinnovando le loro amministrazioni. Viene da pensare che quando ci si distoglie dalla strada indicata dalla Costituzione, che presuppone l’innocenza degli indagati fino a sentenza definitiva di condanna, si perde quella bussola, che dovrebbe orientare la buona politica, e ci si immerge nel pantano della politica gridata e delle strumentalizzazioni solo buone ad alzare i toni, già abbastanza accesi, delle campagne elettorali. Ci auguriamo che qualche indicazioni di chiarezza su questi temi giunga anche dalla nuova segreteria nazionale del PD, ora abbastanza silente sui problemi della nostra regione.