Salvini e gli altri

di Pierluigi Castellani

Si è appena conclusa la corsa ad intestarsi la vittoria di Trump con Salvini e Grillo giunti alla pari al traguardo, che è esplosa la lotta per la leadership all’interno di quello che una volta era il centrodestra. Con la manifestazione di Firenze il leader  della Lega si è candidato alla guida della destra, di una destra populista, antieuropea, che vorrebbe contendere allo stesso Grillo anche lo spazio  di un populismo antisistema dimenticando che il suo partito per quasi venti anni è stato a fianco di Berlusconi al governo del paese. Vorrebbe anche far dimenticare, senza riuscirci, gli scandali che hanno coinvolto il suo partito dal fallimento della loro banca ai diamanti acquistati in Tanzania ed altre cose non proprio onorevoli. Si trova al suo fianco nel lepenismo italiano Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia con tutti i suoi trascorsi nella destra postfascista. E’ però chiaro che questa caratterizzazione sempre più lepenista della Lega e di Fdi è già entrata in collisione con il tentativo di Stefano Parisi di far risorgere F.I. con caratteristiche nuove anche se sempre nel solco della tradizione berlusconiana, di un Berlusconi però, sempre più distaccato ed ambiguo, che mentre dà la benedizione a Parisi non sconfessa il presidente della Liguria Toti sempre più invece legato al carro di Salvini. In questa situazione sarà difficile per chiunque  ricostruire un centrodestra credibile, che possa candidarsi alla guida del paese. Infatti Salvini e gli altri, e nemmeno Berlusconi per la verità, si stanno rendendo conto che con la loro forsennata campagna per il no al prossimo referendum stanno tirando la volata al Movimento 5Stelle, che meglio di loro può accreditarsi antisistema ed anticasta. Del resto la campagna per il no dei 5Stelle è tutta improntata ad una propaganda, non già sul merito della riforma che comunque sembra non stia interessando nessuno dei campioni del no, ma all’obbiettivo di mandare via , non solo Renzi, ma tutti i partiti  dalla politica italiana. Infatti l’invocazione al voto, dopo un’eventuale vittoria del no, fatta tanto da Salvini che da Grillo non può che facilitare la strada, vista la confusa situazione all’interno del centrodestra,  che ad una eventuale vittoria dei 5Stelle, senza considerare che questo variegato ed arruffato fronte del no, non è neppure d’accordo su quale ipotesi di legge elettorale eventualmente approvare prima del voto. Questa rincorsa ad una continua demagogia e ad un populismo antieuropeo, che cerca di alimentare le paure, che una parte della popolazione vive per la globalizzazione e per il fenomeno della immigrazione, si illude di poter risolvere complessi ed annosi problemi solo evocandoli come spauracchio e rivela tutta la connotazione di destra populista, che questi movimenti stanno assumendo. Naturalmente compreso il Movimento 5Stelle, che non a caso rifugge solo dal parlare del problema dell’immigrazione e che pretende di risolvere i problemi e le sfide del terzo millennio solo mandando a casa tutti gli altri per insediare ai posti del governo del paese i vari Di Maio, Di Battista ed altri. Resta da capire perché altri, che non appartengono a questi schieramenti, compresi elementi della sinistra interna ed esterna al PD, si sono accodati a questo andazzo e non riescono a comprendere i rischi di una pericolosa deriva populista che un’eventuale vittoria del no trascina. C’è ancora qualche settimana prima del voto. Speriamo che la maggioranza degli italiani capisca che il 4 dicembre c’è in gioco l’ammodernamento e la semplificazione della vita istituzionale del paese e che con le urla e con i vaffa non si risolve nessun problema anzi si torna indietro costringendo ancora il paese a vivere, non si sa ancora per quanti anni, nell’immobilismo e nell’incertezza.

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