Turismo di transito, tanti visitatori ma il marchio Umbria non “trattiene”

Novemila presenze nel giorno di Ferragosto alla Cascata delle Marmore, 3000 quelle dell’Isola Polvese. Solo per citare due dei gioielli umbri. Evviva: anche quest’anno il turismo ha retto! E giù a destra e manca con soliti puntuali trionfalismi del giorno dopo. Ma c’è poi così tanto da stare allegri? I numeri, che di per sé sono lusinghieri, rischiano di essere come un miraggio nel deserto, un’illusione ottica, se non si butta lo sguardo un po’ più in là. Il turismo, anche quello di questo ferragosto, si conferma mordi e fuggi. Le presenze ci sono, segno che l’Umbria “si vende da sola”, ma le permanenze sono poco più di una giornata a dimostrazione che manca una politica seria di promozione turistica. I visitatori non generano quella ricchezza di cui l’Umbria ha bisogno, non producono quell’effetto moltiplicatore sul tessuto economico locale fondamentale allo sviluppo del nostro territorio. I turisti arrivano (ma i numeri potrebbero essere sicuramente più alti) ma non spendono come ci si dovrebbe aspettare nell’artigianato artistico, nei prodotti umbri di qualità. Insomma quello che si registra in Umbria è un turismo di transito che non genera ricchezza.

E intanto si continua a ragionare e investire su tante piccole iniziative, senza avere la lungimiranza di puntare su due o tre eventi importanti capaci di promuovere in maniera significativa l’Umbria in Italia e nel mondo. Due o tre eventi che sappiano catalizzare le presenze e garantire la permanenza dei turisti. L’ultima importante iniziativa di “pubblicità” del marchio Umbria risale al post terremoto. Dopo il sisma del ’97, fu prodotto uno spot che girò sulle reti Rai per dire che c’era altro oltre a quest’evento, e che l’Umbria era una terra da scoprire.

La partecipazione alle Borse del Turismo ha dimostrato l’inefficacia di quel genere di promozione, mentre non si è dato seguito a quelle politiche degli anni ‘ 90 di implementazione del sistema museale e delle aree parco e di particolare interesse naturalistico-ambientale, che avrebbero messo a sistema le risorse paesaggistiche, culturali e storiche dell’Umbria.

Bei progetti e bei contenitori che, senza la giusta spinta, non hanno portato presenze o quanto meno quelle presenze che ci si aspettava. Ancora oggi si continua a bearsi dei numeri fini a se stessi e a  ragionare per compartimenti stagno: i privati da una parte il pubblico dall’altra, il turismo da un lato la cultura umbra dall’altro. Manca una visione di insieme e una prospettiva di medio lungo periodo. Se non si ha la perspicacia e la volontà di mettere a sistema, attraverso le dovute sinergie, le risorse dell’Umbria, non si va molto lontano. E’ necessaria un’energica virata per ritrovare la giusta rotta della promozione che conta, ripartendo proprio dalle eccellenze naturalistiche, artistiche e culturali dei territori per concentrare in esse le risorse sempre più esigue, evitando così dispersioni e interventi a pioggia, utili solo a soddisfare una pletora di piccoli eventi.

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