UMBRIA E PERUGIA È L’ORA DI REAGIRE ALLA CATTIVA FAMA

Piccole considerazioni a margine del chiacchiericcio nazionale che, ormai da qualche anno, vede nell’Umbria, e particolarmente in Perugia, terre non solo allarmate, ma addirittura allarmanti.

Terre, cioè, che fanno paura alla pubblica opinione. Chi ha la ventura, o la fortuna, di muoversi spesso per l’Italia, si imbatte in un fastidioso , ingombrante refrain: ‘’Da voi, in Umbria e specie nel capoluogo, le insidie sono ormai più diffuse delle attrattive’’. E giù con la sfilza di alcune verità che purtroppo pesano e si espandono più dei luoghi comuni: droga a go-go, omicidi, scippi, insidie notturne, ma anche diurne, invasione del malaffare organizzato.

Dal delitto Meredith in poi la cronacaccia nostrana ha imperversato. I media, nazionali e internazionali, ci hanno inzuppato il biscotto. E via via è andata sempre più in scena l’immagine di un lembo d’Italia non più tanto gradevole. Anzi, pericoloso.

Le colpe ? Storiche, politiche, culturali, non c’è dubbio. E’ inutile elencarle nel contesto di un’analisi qui indispensabilmente breve e perfino frettolosa. I rimedi? Beh…intanto c’è stata qualche reazione sul fronte della sorveglianza e della legale controffensiva. Però è chiaro che non bastano queste prime misure per ristabilire gli equilibri dei quali pochi lustri fa giustamente si vantavano umbri e perugini. Appare piuttosto indispensabile impostare una multi articolata strategia di (ri) promozione di una città e di una regione ferite dalla cattiva pubblicità. E questo è un compito primario che deve competere ai nuovi governanti umbri, ai sindaci, ai pubblici amministratori, a tutti quelli che avvertono l’urgenza e il dovere di operare per un territorio al quale sentono di voler bene. Insomma non si deve solo tamponare o reprimere. Bisogna anche reagire all’ormai diffusissima mala opinione cercando , molto più di sempre,di…mandare in scena il tanto di bello e di buono che c’è dalle nostre parti. Una vera e propria controffensiva sul fronte delle comunicazioni mediatiche. Valga solo un esempio: se nelle settimane successive all’assassinio di Meredith si fossero invitati a verificare il nostro meglio decine di giornalisti italiani e stranieri, si sarebbe certamente eretto qualche argine da opporre al dilagante imperversare di ‘’inviati’’ che hanno sguazzato nel marcio che pure c’era. Ci si è, invece, limitati a lamentarsi degli ingigantimenti cronistici. Giocando in difesa invece che affidandosi al razionale e sacrosanto attacco. Ed è per questo (ma non solo per questo, sia chiaro) che sono sparite dalle iscrizioni all’Università alcune migliaia di studenti che tradizionalmente arrivavano da altre parti della Penisola, specialmente dal sud. In sintesi: non si può solo subìre il peso della cattiva reputazione, in parte meritata; è fondamentale moltiplicare le energie della propria pubblicità. Specie se questa pubblicità ha molte caratteristiche per non essere giudicata fasulla.

E’ d’accordo signor futuro Presidente regionale? Siete d’accordo anche voi, signori sindaci?

RINGHIO

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