Un Natale di serenità e di pace per tutti

di Pierluigi Castellani

Non è una terra pacificata senza distruzioni, conflitti, ingiustizie, quella che si offre al Bambin Gesù che si affaccia in tutti i presepi del mondo. La guerra devasta ancora quel medioriente da cui si dovrebbero giungere quei Re Magi così cari alla memoria di ognuno di noi, la fame e la sete incombono su molte parti del pianeta e molti sono i perseguitati per la loro fede o per il loro credo politico, mentre ancora nel mediterraneo muore  chi fugge da persecuzioni e miserie ed una nave , anche in questi giorni, naviga con il suo carico di disperati in cerca di un approdo sicuro, che invece viene negato. E’ ancora così nel terzo millennio che l’incarnazione di nostro Signore avviene in una terra che non sembra raccogliere il messaggio di speranza e di gioia, che questo evento dovrebbe suggerire. Quindi non può bastare il semplice augurio di pace e serenità per i nostri lettori di Umbria Domani senza una riflessione , richiamata anche da Papa Francesco, sull’enorme divario che esiste tra il messaggio del Natale e quello che si ricava dal turbinio di luci, di clamori e di esasperato consumismo, che viene registrato dai nostri occhi. Ci sarà un momento per i grandi della terra per un’opportuna riflessione su questa forte ed esasperata dicotomia?

Quando questi signori, che tengono in mano le chiavi del destino dell’intero pianeta, fermeranno i loro occhi, almeno per un momento, su quella culla, che in una capanna di pastori accoglie il figlio di Dio, dovranno pur pensare, che il messaggio che giunge da quella culla è in piena contraddizione con quanto oggi il mondo offre come panorama a quell’evento. E’ un pianeta che vede il suo futuro messo in forse dall’uso indiscriminato delle sue risorse, dallo sregolato inquinamento che produce disastri naturali, un pianeta che agogna alla pace ma che non trova pervicaci volontà volte a  scongiurare ulteriori conflitti o aumento delle disuguaglianze economiche e sociali per chi lo abita. Ma quella culla, che accoglie il Salvatore del mondo, non parla solo ai potenti della terra, parla a tutti noi, perché senza la collaborazione di tutti e l’intento di ciascuno il mondo non avrà mai pace e giustizia, né accoglierà il diverso, il povero o l’emigrante. Quando ci rivolgiamo con il “Padre nostro” al Signore non saremo mai pienamente cristiani se non riconosceremo che anche altri si rivolgono allo stesso Padre. Ed allora se siamo tutti figli dello stesso Padre non possiamo non riconoscerci tutti fratelli. Per questo è molto puntuale la meditazione sul Natale di Enzo Bianchi quando ricorda quanto disse il mistico Angelo Silesio “ Nascesse pure Gesù mille volte a Betlemme, a nulla mi vale se non nasce in me”.

 

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