Un voto per l’Europa

di Pierluigi Castellani

La campagna elettorale  monopolizzata dai continui bisticci tra i due leader Salvini e Di Maio  sta facendo dimenticare all’opinione pubblica la vera contesa delle elezioni del prossimo 26 maggio. Eppure le linee contrapposte sono abbastanza chiare. Da una parte c’è la Lega di Salvini,  affiancata dai FDI della Meloni, che vuole ricondurre l’Europa indietro al nazionalismo sovranista, che è una contraddizione in termini con il concetto stesso di Europa. Infatti se si torna agli stati nazione con un recupero di  parti di sovranità, già cedute all’UE, si blocca il processo di integrazione europea e si chiude una pagina storica, che ha portato pace , progresso e stabilità della democrazia a tutti i popoli europei. Quando si chiede a più voci una maggiore solidarietà tra gli stati europei è un controsenso il verbo sovranista dei Le Pen, dell’ungherese Orban e delle varie forze politiche portate da Salvini sul palco a Milano la domenica scorsa, perché sono proprio queste forze  che si oppongono alla redistribuzione dei migranti, che attraverso il mediterraneo hanno raggiunto , o stanno raggiungendo, le coste italiane. E sono proprio queste forze sovraniste, che si oppongono ad un allentamento del rigore per i nostri conti pubblici a cui siamo costretti per l’alto debito pubblico.

Quindi Salvini propone per l’Europa una ricetta, che contraddice tutto quello per cui ci siamo battuti in questi anni di costruzione della casa comune europea. Del resto la campagna elettorale del sovranista Salvini è tutta improntata su i distinguo con i 5Stelle, che pur con il loro appoggio gli consentono di sedere- ma non troppo visto che sta sempre sulle piazze – sulla poltrona di ministro dell’Interno e sul tema migranti, che contraddistingue oramai in modo monotematico il programma politico della Lega. Dall’altra parte ci sono forze autenticamente europeiste come il PD , che invece parlano concretamente di un’Europa maggiormente integrata e solidale. I temi , soprattutto del PD, sono quelli di una maggiore integrazione sulla difesa comune, sul sistema fiscale, su di una assicurazione europea per la disoccupazione e su un maggiore impegno della UE per investimenti pubblici , sulla green economy e per l’incremento dell’occupazione. Del resto appare sufficientemente chiaro a chi non rimane annebbiato dalle baruffe da cortile dell’attuale maggioranza di governo, che le sfide del terzo millennio possono essere vinte soltanto da un’ Europa forte ed autorevole. La sfida tecnologica, la sfida per un necessario governo della globalizzazione può essere affrontata isolatamente dai singoli e piccoli stati europei? Oggi il confronto economico, e non solo, a cui si sta assistendo è tra America e Cina e l’italietta del sovranismo  verrebbe sicuramente schiacciata tra questi due colossi, che si stanno proprio sfidando sulla tecnologia informatica e sui dazi per il commercio di materie prime e di manufatti industriali. Un paese esportatore come l’Italia come potrebbe sostenere questa sfida senza l’appoggio di tutta l’Europa interessata a rimanere uno degli attori principali sulla scena internazionale. Poi ci sono i 5Stelle, ma la loro idea di Europa non sembra essere pervenuta. Erano nati proponendo il referendum per l’uscita dall’euro ed ora ,contraddicendosi, si sono messi a difendere l’euro e i parametri di Mastricht contro le sparate di Salvini sul superamento della regola del 3%, che hanno fatto risalire lo spread. La verità è che i 5Stelle rimangono imprigionati nel loro qualunquismo populista, nella loro declamazione di messaggi antipolitici ed anticasta senza fare proposte credibili sull’Europa in cui, ad ora, non hanno trovato forze politiche alleate bastanti a creare un gruppo autonomo nel futuro parlamento europeo. Rimangono un fenomeno del tutto italiano con pericolose sbandate come quando hanno cercato un’alleanza con i gilet gialli, quelli più duri ,che danno fuoco alle auto sui boulevard della capitale francese. E rimane anche l’incognita per la politica espansionistica della Russia di Putin, che può essere contrastata solo da un interlocutore autorevole come un’Europa rinnovata e rafforzata senza cedere a lusinghe e spurie alleanze, cui pure i populisti ed i sovranisti di casa nostra nel passato sembra che abbiano ceduto. Per questo il voto del 26 maggio è decisivo per il futuro dell’Europa, ma su questi temi si gioca anche il futuro dell’Italia.