Assenze al lavoro dei no green pass, in sette giorni in Umbria si è passati da 802 certificati di malattia a 2.507. Finti malati e carenza di controlli

Continua l’aumento delle assenze al lavoro dopo l’entrata in vigore del green pass. I certificati per malattia presentati dai lavoratori, pubblici e privati, sono in crescita. Anche in Umbria si assiste ad un incremento abbastanza marcato. Venerdì 8 ottobre, una settimana prima dell’entrata  in vigore, erano 802 i certificati per malattia presentati in Umbria da dipendenti pubblici e privati, lunedì 11 ottobre sono diventati 2.118 e quattro giorni fa sono arrivati a 2.507. Insomma, in Umbria siamo passati da 802 certificati di malattia della settimana precedente all’entrata in vigore del green pass ai 2.507 di lunedì scorso, 18 ottobre. Così chi non si vaccina e non fa il tampone evita la sospensione dal lavoro. Infatti, molti di coloro che non vogliono vaccinarsi e neanche sottoporsi a un tampone potrebbero aver scelto, per non presentarsi in ufficio, l’assenza per malattia. Senza green pass il dipendente è considerato assente ingiustificato e viene sospeso dal lavoro (senza conseguenze disciplinari) fino a 10 giorni e anche dallo stipendio.  La sospensione prevede, inoltre, lo stop ai contributi assistenziali e previdenziali, con effetti su Tfr e assegni familiari. L’assenza per malattia invece non ha alcuna ricaduta sullo stipendio e tutto il resto. Una cosa in più i datori di lavoro possono fare contro le malattie da green pass: richiedere l’intervento dei medici incaricati dall’Inps per effettuare le verifiche sulle certificazioni presentate. Ma qui subentra subito un problema: in Umbria l’ Inps dispone di appena due medici legali addetti alle verifiche di malattie. Con due medici legali, che si devono occupare anche delle verifiche sulle invalidità civili, è quasi impossibile controllare 2.507 certificazioni di malattia.  Ci sono centinaia di pratiche in attesa “da soli non ce la facciamo”, confessano dall’Inps. L’Inps ha appena bandito un concorso per 189 posti, ma i nuovi arrivi sono previsti non prima dell’estate del 2022. Nel frattempo molti andranno in pensione, l’età media è di 63 anni. Un’idea c’è: fare come durante la pandemia  quando furono richiamati i medici dell’Inps in pensione. Rappresenterebbe comunque un rimedio momentaneo che non risolverebbe le difficoltà. A questo punto ci sarebbe bisogno di un controllo a tappeto anche da parte di altre autorità, perché produrre una certificazione falsa rappresenta un atto di grave slealtà. Il dipendente per aver leso il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, il medico è invece complice della truffa e dichiara una falsa malattia. Per non parlare delle conseguenze penali. Impossibile non pensare al green pass, diventato obbligatorio nei luoghi di lavoro dal 15 di ottobre, di fronte ad un incremento così rilevante di certificati medici presentati in appena sei giorni. I finti malati non possono scamparla senza conseguenze, cioè cavarsela impunemente.