Autonomia differenziata, più soldi alle regioni ricche a danno anche dell’Umbria: ma la Tesei è contenta. Rischio fuga pazienti e sanitari al Nord
E’ il momento della Lega e del suo provvedimento bandiera. Non importa se l’effetto della riforma sarà la disparità di diritti per i cittadini, in base alla zona di residenza. Non importa se accelererà l’egoismo territoriale con una contrapposizione tra territori forti e territori deboli. Non importa se è un progetto sbagliato che va contro un Paese che è già diviso e ha troppe disuguaglianze. Quello che conta è che con l’okay del Consiglio dei Ministri parte ufficialmente il percorso dell’Autonomia differenziata. Un giorno storico per la Lega anche se per ora si tratta di una sorta di legge quadro, che individua i passaggi necessari prima che le regioni che lo richiederanno possano esercitare autonomamente funzioni e spesa in 23 materie. Non solo i governatori del centrosinistra sono sulle barricate ma anche altri, come quello della Sicilia Schifani. Fanno festa Zaia (Veneto) e Fontana (Lombardia), che definiscono il progetto del governo Meloni ” un punto di partenza verso una rivoluzione”. Per loro sicuramente è “una giornata storica” che cambia il “paradigma del sistema”. Quello che invece non è giustificabile è l’entusiasmo della governatrice dell’Umbria Donatella Tesei. ” E’ una legge che si aspettava da tempo”, ha commentato la presidente Tesei. Però ancora non sa bene quali siano le ricadute sul nostro territorio perché subito dopo afferma che ” come Regione Umbria stiamo facendo tutta una serie di valutazioni per capire che cosa è di nostro interesse”. Sembra, quindi, essere più un’adesione di bandiera ( essendo leghista come Salvini e Calderoli) piuttosto che la conclusione di valutazioni già fatte e rifatte più volte. Non è essendo una questione nuova, quella della Autonomia differenziata, ci sono montagne di studi, di approfondimenti e di proiezioni. Analisi che evidenziano grossi rischi per la scuola e la sanità pubblica, solo per fare degli esempi. E’ lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci, tecnico di area Fdi, a lanciare un monito chiedendo ai colleghi di governo che le regioni siano “guidate dal ministero della Salute per capire chi lavora meglio e aiutare chi è in difficoltà o non riesce a lavorare così bene”. Resta comunque una certezza: l’attribuzione di maggiore Autonomia può rompere gli equilibri del Paese e avvantaggiare alcuni territori a danno di altri, aggravando i divari: non solo tra Nord e Centro Sud, ma anche tra grandi e piccole regioni. Tra aree centrali e periferiche del Paese. ” Se facciamo accelerare le Regioni che già oggi stanno avanti è naturale che le disuguaglianze aumenteranno ancora di più e quindi la fuga al Nord dei pazienti non può che crescere”, lo afferma Nino Cartabellotta, presidente della prestigiosa Fondazione Gimbe. Poi sottolinea anche il rischio “dell’irreversibilità” di una riforma del genere con conseguenze a lungo termine “imprevedibili” e da cui poi “non si torna indietro”. Infine, lancia un avvertimento: ” Attenzione, si rischia di favorire non solo una migrazione di pazienti ma anche del personale sanitario verso il Nord se ci fossero magari stipendi più alti”. Resta una speranza per gli umbri: il governo aveva fretta di approvare il provvedimento bandiera “per far finire in modo decente la campagna elettorale in Lombardia alla Lega. Una scenetta comica, il cui fine non è l’autonomia” (Michele Emiliano). Insomma, l’approvazione di pochi giorni fa è stata un’operazione pensata solo per accontentare la Lega che da domani esibirà sui manifesti elettorali lombardi: “Approvata l’Autonomia”. Così la governatrice dell’Umbria Tesei sarà costretta ad aspettare ancora. Non troppo però altrimenti la palla passerà ad Andrea Romizi o a Stefania Proietti o ad un terzo incomodo (ottobre 2024).