Bimbo ucciso a Città della Pieve, nuovi particolari choc sull’omicidio dalla polizia ungherese. Lunedì il padre di Alex in Umbria, la telefonata di Katalin all’altro figlio

Erzsebet Katalin Bradacs, accusata dell’omicidio di suo figlio Alex di due anni, continua a ripetere di non aver ucciso il piccolo. ” Non l’ho ucciso io”, ha detto la donna ungherese dal carcere di Capanne dove è rinchiusa . Il racconto dell’ orrore però non convince nessuno e con il passate delle ore emergono nuovi particolari choc. Lunedì arriverà in Umbria Norbert Juhàsz il padre di Alex , sarà subito ascoltato dal sostuituto procuratore Manuela Comodi e dai Carabinieri che stanno portando avanti le indagini. L’uomo in realtà ha già detto molte cose su quel rapporto burrascoso con Katalin, caratterizzato tra l’altro da una lite per l’affidamento del bimbo. Infatti, c’era una causa in corso in Ungheria tra il padre e la madre, lo volevano entrambi. ” La madre aveva già minacciato di dare fuoco ad Alex, mio figlio poteva e doveva essere salvato”, ha dichiarato pochi giorni fa Norbert Juhàsz in una intervista rilasciata a La Nazione. Per il padre le responsabilità vanno ricercate nei ritardi della giustizia ungherese che non avrebbe accelerato i tempi per affidare a lui Alex. C’è anche una nota della Questura di Budapest che conferma in parte la denuncia di Norbert Juhàsz: ” Il padre del bambino ha chiesto l’aiuto della polizia a Budapest il 22 settembre perché l’ex compagna non gli ha consegnato il figlio nonostante l’ordinanza emessa dal Tribunale il 20 settembre. Gli agenti di polizia distrettuale hanno preso le misure necessarie sul posto: hanno anche ispezionato l’appartamento, ma la madre e il bambino non erano in casa. Né il padre, né la madre dell’ex partner hanno saputo indicare dove potessero essere la donna e il bambino”.  Per la polizia ungherese ” non vi era alcun sospetto  che ci fosse il reato di sottrazione di minore dato che la condizione giuridica per la commissione di tale reato è che il minore venga portato via o tenuto nascosto ai fini del permanente cambio di collocamento”. Quando il padre, il 29 settembre,  ” ha detto che secondo le sue informazioni la donna aveva portato il bambino in Italia, la Questura distrettuale ha immediatamente disposto un procedimento penale, contro la donna è stato emesso un mandato di cattura nazionale e contestualmente è stata contattata l’autorità di tutela”. Probabilmente era ormai tardi, anche perché alla autorità italiane non era ancora giunta alcuna richiesta. Ma c’è un ulteriore particolare scioccante che sconvolge ancora di più:  Katalin avrebbe confessato al telefono l’omicidio di Alex al figlio maggiore di 18 anni. Il ragazzo è nato dalla precedente relazione con un uomo di Rieti e oggi vive a Budapest . Sarebbe stato proprio lui a confessare alla polizia ungherese quella drammatica telefonata, avvenuta nel pomeriggio di venerdì 1 ottobre. Anche per questo il papà di Alex non riesce a darsi pace, il suo stato di inquietudine deriva dal fatto che dall’ordinanza del Tribunale di Budapest (20 settembre) al giorno dell’omicidio (1 ottobre) siano passati ben 10 giorni senza che sia stato fatto nulla per evitare la morte del suo Alex. Anche su questo saranno gli inquirenti a fare piena luce.