Blitz anti ‘ndrangheta, lavoravano in un cantiere tra Piegaro e Panicale i tre arrestati in Umbria. La loro presenza e la casa madre.

Detenzione di armi e droga, ma anche estorsione, violenza privata, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta. Queste le accusa mosse a vario titolo alle 65 persone finite nell’inchiesta “Eyphemos” condotta dalla Dda di Reggio Calabria. Tra le 65 ordinanze di misura cautelare, tre sono state eseguiti a Perugia. A distanza di poche settimane dall’altra inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro, guidata dal Procuratore Gratteri, l’Umbria si ritrova di nuovo al centro di un blitz anti-‘ndrangheta. Circostanza che non può non inquietare il cuore verde d’Italia. Ormai sono tante le inchieste che certificano la presenza di mafiosi sul territorio regionale, provocando ansia e preoccupazione. Eppure c ‘ è un silenzio eccessivo, quasi un fastidio nell’apprendere notizie drammatiche come le ultime ricordate. Un desiderio di quiete, un istinto a tranquillizzare e , nello stesso tempo, a rassicurare. Negli anni precedenti, per molto meno, le persone si indignavano e le istituzioni si mobilitavano. Eppure si continua ad arrestare mafiosi in Umbria, persone che hanno deciso di venire a vivere o a lavorare nella terra di San Francesco. Nicola Gratteri, magistrato scomodo per molti, poche settimane fa a Perugia ricordava che in Umbria ” l’ndrangheta non viene con la coppola, non spara. Viene con due valigie piene di euro, porta soldi “. E aggiungeva che l’ndrangheta  che opera a Perugia, come in altre regioni del centro-nord, si è radicata anche sotto il profilo imprenditoriale e da qui ha esteso le sue diramazioni verso altre città attraverso un reticolo di imprese. Poche ore fa, nella maxioperazione condotta su scala nazionale, tre persone vengono arrestate al Trasimeno: come mai tutte e tre si trovavano in Umbria ? La risposta sta nelle considerazioni del Procuratore Nicola Gratteri : lavoravano in un cantiere tra Piegaro e Panicale. Proprio in quel cantiere sono stati raggiunti dai poliziotti della squadra mobile di Perugia. In quel cantiere sono stati arrestati. Ma non c ‘ è nessun collegamento con l’Umbria, si affretta a precisare qualcuno. Certo, per fortuna. Ma questo non è sufficiente per archiviare in fretta quanto accaduto e tornare a quell’istinto tranquillizzante di prima. Carmine Giuseppe Napoli, detto “mpizza”, 54 enne , è accusato di essere uno dei partecipi eccellenti dell’associazione mafiosa mentre Diego Orfei, 23enne, di Reggio Calabria e Rocco Laurendi, 24 enne di Cinquefrondi (Rc) , per la Dda di Reggio Calabria, avrebbero fatto parte dell’ ala militare del gruppo Laurendi. Per loro l’accusa, a vario titolo, è di detenzione, cessione e compravendita di armi comuni da sparo, da guerra e munizioni.  Per Nicola Gratteri la conclusione sarebbe scontata: ” in Umbria da 15 anni c ‘ è l ‘ndrangheta, la loro presenza è collegata alla casa madre “.