“Buco” di bilancio in sanità, tutto quello che non è stato detto: quando la fretta è cattiva consigliera. Crisi di sistema

Robert Hughes coniò la formula culturale of complaint per descrivere la parabola del politicamente corretto, ma oggi è il soi-disant politicamente scorretto la più numerosa cultura del piagnisteo. Dove ti giri, è tutto un lagna-lagna. E’ quanto sta avvenendo in queste ore in Consiglio Regionale dell’Umbria dove è in atto uno scontro molto duro tra maggioranza e opposizione. Mettiamo a ferro e fuoco palazzo Cesaroni perché “non ci date” la documentazione sul cosiddetto “buco” di bilancio in sanità (centrodestra); state creando questo scompiglio perché volete nascondere i danni fatti negli ultimi cinque anni (centrosinistra); e così via. Il vittimismo è un’ideologia trasversale, che per temi e linguaggio affonda le radici nell’Ottocento del melodramma. Vecchie storie. Perché il meccanismo antico si riproduce, oggi, in un luogo istituzionale così importante come l’Assemblea Legislativa dell’Umbria ? E qui veniamo al punto. In parte si spiega con il provincialismo culturale ma c’è anche altro. In Regione è ormai in atto uno scontro tra sinistra e destra che tende ad acquisire sempre di più caratteri populisti. Il tutto in un momento che vede l’Umbria particolarmente fragile sotto tutti gli aspetti e risente della crisi in modo più grave del resto d’Italia. Problemi che, durante i cinque anni di Giunta Tesei, si sono aggravati portando la Regione verso una situazione di declino economico e sociale. Sul “buco” in sanità riavvolgiamo il nastro. Il cosiddetto disavanzo di 243 milioni di euro è riferito alla gestione del totale delle risorse disponibili che però è compensato dai 153 milioni di euro da assegnare alle quattro aziende sanitarie. Centocinquanta milioni trattenuti dalla Regione e che dovranno essere prossimamente trasferiti alle aziende sanitarie umbre. L’equivoco nasce da una lettura (sbagliata) che non tiene conto delle due gestioni distinte: una in capo alle quattro aziende sanitarie e l’altra in capo alla Regione. Il “buco” vero e proprio, quindi, è di circa 90 milioni di euro. A questo bisogna aggiungere la manovra del Governo Meloni, sui tagli ai trasferimenti dello Stato, che peserà sull’Umbria per circa 40 milioni di euro. Le forme e i modi con cui si è comunicato tutto questo non è stato sicuramente un “capolavoro” istituzionale. Inutile girarci intorno, l’errore è stato fatto all’inizio. La cosa altrettanto certa è che i conti in sanità non tornano e i 90-100 milioni di euro di debito rappresentano un vero e proprio macigno sulla testa dei cittadini umbri. Un debito rilevante che rischia di mettere a dura prova un sistema sanitario già in forte difficoltà. Arriviamo così alla manovra fiscale. Era proprio necessaria ? Probabilmente si, essendoci un disavanzo comunque rilevante. Un pò come hanno già fatto altre Regioni italiane. In Umbria il centrodestra occupa palazzo Cesaroni proprio mentre la giunta di centrodestra dell’Abruzzo, guidata dal presidente di Fdi Marco Marsilio, ha votato l’aumento delle tasse per coprire il buco nella sanità del 2024. La manovra Proietti-Bori, come recita il vecchio adagio, la fretta è cattiva consigliera, è debole perché mette le mani nelle tasche dei cittadini e delle imprese ignorando completamente il mare magnum della spesa e senza provare ad aggredire sacche di inefficienza attorno alle quali si potrebbero fare scelte di medio-lungo termine. Dire ai cittadini, c’è un “buco” di milioni di euro per colpa dei precedenti amministratori e siamo costretti ad aumentare le tasse non funziona. “Le tasse sono segno di giustizia. La trasparenza nell’uso del denaro motiva i cittadini a pagarle”, sono parole di Papa Francesco in occasione di un incontro con una delegazione dell’Agenzia delle Entrate in Vaticano. E qui veniamo al punto: chiedere semplicemente più soldi ai cittadini per coprire un debito fatto da pubblici amministratori è una specie di provocazione. Chiedere un sacrificio, tenendo conto delle possibilità di ciascuno, per un’opera o un servizio che può migliorare la qualità della vita di una famiglia o di una comunità è tutt’altra cosa. Le forme e i modi quando si governa fanno la differenza. Così come le turbolenze prodotte in queste ore dalla destra umbra sono l’anomalia che non rende credibile l’opposizione. Fa effetto vedere l’ex presidente della Regione Donatella Tesei e l’ex assessore al bilancio Paola Agabiti mostrare e agitare in Aula cartelli di protesta. Insorgere per cosa, per un disavanzo di circa un centinaio di milioni lasciato in eredità alla nuova giunta ? Un debito pubblico che opprime i servizi sanitari dell’Umbria ? Suvvia, occorre rispetto per ciò che si fa. La realtà, purtroppo, è che ci troviamo di fronte ad una crisi di sistema con i cittadini sempre più arrabbiati e sfiduciati e la politica che tende spesso ad acquisire caratteri populisti.