I Papi Umbri: da Spoleto e Perugia al soglio pontificio. Il papa liberale e il cerchio magico perugino in Vaticano

di Mario Tosti

Con la morte di Papa Francesco, dopo il dolore e lo sconforto, è iniziata la corsa alla successione e grappoli di nomi circolano sulla stampa, nei media e nelle diocesi del mondo cattolico. Dopo tre pontefici stranieri sarà la volta di un prelato italiano ?Oppure sono maturi i tempi perché al soglio di Pietro salga un Papa nero? Un toto-papa  che, come ci insegna la storia della chiesa, è sempre esistito e che spesso è stato completamente disatteso dai cardinali radunati in Vaticano per eleggere il nuovo pontefice; da qui il famoso detto che chi entra Papa in conclave, spesso esce cardinale. Fu così per il cardinal Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, aperto, progressista, protagonista del Concilio Vaticano II, che poteva diventare il primo gesuita Papa, ma i tempi non erano maturi e il conclave del 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, gli preferì Joseph Ratzinger. Così accadde anche al Cardinal Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che tutti i media avevano indicato come nuovo pontefice, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, mentre dal conclave uscì il nome di Jorge Mario Bergoglio che prese il nome di Francesco. Una sicurezza che indusse in errore anche la Conferenza episcopale italiana che, in un comunicato inviato via e-mail a pochi minuti dall’Habemus Papam, diffuse infatti la notizia dell’elezione del Cardinal Angelo Scola a Successore di Pietro. Nella nota allegata, invece, al posto del nome di Scola c’era quello, corretto di Bergoglio. Anche l’elezione di Pio IX, avvenuta il 16 giugno 1846, stupì i contemporanei. Giovanni Maria Mastai Ferretti era stato, nel 1831, arcivescovo di Spoleto e godeva fama di un prete liberale. Una cronaca anonima, di matrice intransigente, racconta che in Vaticano, dopo le aperture di Pio IX al partito riformista, con la concessione di una limitata libertà di stampa, una consulta di Stato, la guardia civica, tutti sapevano che in casa Mastai Ferretti anche i gatti erano liberali, per stigmatizzare la scelta del Conclave, dopo un papa come Gregorio XVI, considerato tra i più reazionari della storia. Il 3 settembre 2000 è stato beatificato da Giovanni Paolo II, per la sua resistenza alla civiltà moderna e la sua strenua difesa dei diritti della Chiesa insidiati dagli emergenti Stati nazionali. Di tutt’altro carattere l’altro pontefice proveniente dall’Umbria, Leone XIII, vescovo di Perugia dal 1846 al 1878, quando sarà eletto al soglio petrino. Vincenzo Gioacchino dei conti Pecci fu il primo cardinale a ricoprire tale incarico, un riconoscimento per averlo destinato, lui che era avviato a una brillante carriera diplomatica, in una periferica, anche se importante, diocesi pontificia. Un destino segnato dalla fallimentare esperienza di nunzio apostolico in Belgio, dove non riuscì a risolvere la questione del rapporto tra intransigenti e seguaci delle idee di Lamennais, né il problema dei contrasti tra governo e partito clericale. Leone XIII tuttavia, pur provenendo dalla periferia, comprese la necessità di aprire la Chiesa alla cultura e alla società moderna e nel 1891 emanò l’enciclica Rerum Novarum che è considerata il punto di partenza di tutto il movimento europeo dei partiti cattolici. Spirito colto, sensibile, papa Pecci alternò fasi di irrigidimento conservatore a fasi di politica aperta alle esigenze moderne e innovatrici (nel 1881 aprì agli studiosi gli archivi vaticani) tanto che secondo molti storici nel suo pontificato vanno cercate le radici del Modernismo, cioè di quel movimento teologico, culturale e di rinnovamento dell’esegesi biblica che terremotò, all’inizio del Novecento, la Chiesa cattolica. A farne le spese furono anche i cosiddetti “perugini”, quel gruppo di sacerdoti e monsignori che Gioacchino Pecci, divenuto Papa, portò con sé a Roma e che, secondo le cronache, spadroneggiarono nei Palazzi vaticani tanto da suscitare le ire e l’invidia di alti prelati, che si vendicarono additando la diocesi di Perugia, e in particolare il suo seminario, riformato e ammodernato da Pecci, come il luogo dove ebbe inizio l’eresia modernista. Nella cronotassi  degli arcivescovi della diocesi, tre emeriti sono stati creati cardinali: Pietro Parente, Ennio Antonelli e Gualtiero Bassetti. Le voci di una possibile elezione a pontefice sfiorarono mons. Antonelli, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dal 1988-1995, nominato da papa Giovanni Paolo II segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana nel 1995 e confermato nella stessa carica nel 2000. Dopo di lui, il prestigioso incarico di presidente della Cei sarà affidato (2017) da papa Francesco a mons. Gualtiero Bassetti, dal 2009 arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, dimessosi nel 2022 per raggiunti limiti di età. Insomma, la diocesi perugina, un tempo periferia e quasi territorio di esilio, sembra essere, nella storia della chiesa contemporanea, una buona opportunità per raggiungere i vertici delle istituzioni ecclesiastiche.