La politica del “tutti contro”: sulle droghe leggere si surriscalda lo scontro a Palazzo Cesaroni. L’ossessione per ciò che divide

Siamo entrati in un mondo dove è difficile trovare un interesse generale che, invece di essere un riferimento vuoto e retorico, sia il cardine emotivo dell’essere comunità. Chi ha punti di vista diversi trova difficile, se non impossibile, collaborare con altri. Una specie di ossessione per ciò che divide, che favorisce la polarizzazione e contribuisce a una complessiva apatia e antipatia. Un pò quello che è successo nell’ultimo Consiglio regionale dell’Umbria dove i diversi schieramenti sono riusciti di nuovo a dividersi su tutto. Ogni volta esiste un argomento delle mezze verità e delle verità isolate o parziali messe l’una contro l’altra. Lo scontro, le divergenze, i conflitti politici si nutrono essenzialmente di mezze verità usate come strumenti per sconfiggere l’avversario. Una contrapposizione “populistica” su temi molto delicati e da prendere con le molle. Anche questa volta, un pò come a Palazzo dei Priori, si è preferito esasperare ciò che separa piuttosto che privilegiare ciò che unisce, nella convinzione che il contrasto permanente sia la strategia più efficace per la gestione del consenso. L’ultima seduta dell’Assemblea legislativa dell’Umbria ha trattato alcune mozioni su la lotta alle droghe, sul sostegno alla popolazione e riconoscimento dello stato Palestinese, sulla verifica dei conti del bilancio sanitario. Tre mozioni con un forte valore simbolico e non solo. Risultato ? Rottura totale tra maggioranza e opposizione con polemiche anche dopo il voto. Il centrosinistra ha bocciato la mozione del centrodestra sulle cosiddette “droghe leggere”, il centrodestra non ha votato la mozione sul sostegno alla popolazione Palestinese. Stessa cosa sull’operazione “verità” dei conti della sanità pubblica, di cui abbiamo già ampiamente parlato. Dal dibattito è emersa tanta approssimazione, superficialità, talvolta anche con non-conoscenza. Prendiamo l’argomento sulla legalizzazione delle droghe cosiddette “leggere”, tema assai delicato da affrontare senza pregiudizi politici ed ideologici. Questo, in sintesi, è quanto emerso dal dibattito in aula: “Il centrosinistra bocciando la nostra proposta ha scelto l’ambiguità e si assume la responsabilità politica e morale di aver mostrato ignavia di fronte a questa battaglia ( Laura Pernazza, capogruppo Fi); ” La mozione si fonda sulla ‘teoria del passaggio’ dalle droghe leggere a quelle pesanti che risale agli anni ’70 del 1900″ (Fabrizio Ricci, capogruppo Avs); “Questa mozione non può essere votata, il contrasto va a tutte le dipendenze” (Luca Simonetti, capogruppo M5s); “Basta andare alla Comunità Incontro di Amelia per capire quanti ragazzi si trovano lì proprio per aver iniziato con droghe leggere” (Eleonora Pace, capogruppo Fdi); “La destra è sensibile a fasi alterne: porta in aula iniziative contro le droghe leggere ma vota contro gli interventi sulla salute mentale dei giovani”(Letizia Michelini, presidente seconda commissione, pd). Diciamo la verità: chi li capisce è davvero bravo. Vediamo ora cosa dicono due persone che hanno dedicato la loro vita a questo tema: un prete e un magistrato. Don Antonio Mazzi, un presbitero, educatore, impegnato in attività per il recupero di tossicodipendenti: “La cannabis ? Una porcheria, come lo sono l’alcol, il bullismo, la coca e il gioco d’azzardo”. “Il principio massimo capriccio, minimo sacrificio non si concilia con la prevenzione e l’educazione”, aggiunge il prete dei tossicodipendenti e degli assassini. Cosa ne pensa invece Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli, una vita spesa in prima linea contro la ‘Ndrangheta. “Non possiamo liberalizzare ciò che fa male, uno stato democratico si deve occupare della salute e della libertà dei suoi cittadini”, ha dichiarato più volte. Poi aggiunge: “Legalizzare la marijuana non colpisce sicuramente le cosche”. In breve, non è possibile affrontare un tema così importante con troppa approssimazione e superficialità. Se da un lato, non è possibile affermare in maniera netta che la legalizzazione della cannabis abbia un effetto chiaro sul crimine in un senso o nell’altro, dall’altro lato non si può parlare a caso senza considerare i danni seri per la salute legati all’uso della cannabis, principalmente in giovane età. I pericoli legati all’uso di droghe leggere sono del resto ampiamente descritti nella letteratura scientifica nazionale e internazionale. Più o meno la stessa cosa è successa nel dibattito sul sostegno alla popolazione palestinese e sul riconoscimento dello stato di Palestina. L’Assemblea legislativa ha approvato con 12 voti favorevoli della maggioranza la mozione, la minoranza non ha partecipato al voto. “Avrei auspicato che su un atto come questo ci potesse essere una convergenza. Avremmo voluto lavorare insieme ma non è stato possibile e per questo non parteciperemo al voto”, ha dichiarato Eleonora Pace (Fdi). Dai banchi della maggioranza e della giunta hanno però preferito stare nei ranghi. Lo schema della contrapposizione tra sinistra e destra continua a caratterizzare le sedute di Palazzo Cesaroni.