Le tasse senza riforme non bastano alla sanità dell’Umbria: è ora di ripensare il sistema
L’aumento delle entrate fiscali deciso dalla giunta regionale c’è e non è leggero. Così come disastrosa è la situazione dei conti in sanità. Quello che manca nella manovra di oggi e quello che è mancato nei cinque anni precedenti è la riqualificazione della spesa e la riorganizzazione del sistema sanitario. Le tasse e il buco di bilancio, quindi, sono lo specchio perfetto dell’incapacità di riformare il sistema nel suo complesso. Si scrive tasse e buco di bilancio, si legge assenza di coraggio nell’affrontare le riforme che occorrono all’Umbria. Non si può certo dire che l’Umbria sia la prima regione: Emilia Romagna (centrosinistra) e Abruzzo (centrodestra), solo per fare degli esempi, hanno fatto esattamente quello che sta facendo l’Umbria. E sono state ancora le tasse ad aver spinto i governi regionali ad assumere provvedimenti urgenti per mettere una pezza alle azioni “disastrose” precedenti. Dunque, anche l’Umbria ha dovuto fare i conti con la realtà: se non hai il coraggio di tagliare le spese inutili o fare le riforme necessarie, il massimo che potrai fare è alzare una tassa di qua e rialzarla di là. Fare leva sull’Irpef (famiglie) o sull’Irap (attività produttive) però rischia prima o poi di farti avere sotto casa un portantino o un trattore guidato da qualcuno che non riesce ad arrivare a fine mese. Soprattutto in una Regione come l’Umbria dove si osserva un aumento delle condizioni di grave deprivazione. Nella nostra Umbria, inoltre, i lavoratori hanno retribuzioni così basse da rischiare di andare sotto la soglia di povertà. Il centrodestra, in cinque anni, non è stato capace di realizzare le riforme necessarie a garantire la sostenibilità ed efficacia del sistema nel medio lungo periodo provocando l’implosione. Il debito e l’aumento della domanda di salute da parte di una popolazione sempre più anziana da una parte e le nuove urgenze, come la salute mentale, dall’altra, non consentono più operazioni di manutenzione ordinaria, ma richiedono una vera e propria azione strategica su tutti i fronti, che deve trovare la sua cornice in un nuovo Piano sanitario. Se la Giunta Proietti non riparte da qui, non ridisegna la rete dei servizi, non investe sulla tenuta e sulla competitività, ogni operazione è destinata a fallire. Occorrono azioni incisive e coraggiose che rilancino veramente la sanità pubblica, tagliando presidi inutili e ridefinendo le missioni di alcune strutture sanitarie. Fare le cose un pò alla volta, spesso in modo disordinato, non allevia il dolore, lo diluisce nel tempo ma non per questo lo fa risultare più accettabile. Le scorciatoie non portano mai tanto lontano soprattutto quando si tratta di tasse.