Medici in trincea: allarme aggressioni anche in Umbria. Presa di posizione del Consiglio Comunale di Perugia
Le aggressioni al personale sanitario sono in costante aumento e il tema della sicurezza nei confronti di operatori del Servizio sanitario regionale richiede particolare attenzione. Nel corso degli ultimi anni si sono registrati episodi di violenza anche in Umbria. Nella nostra Regione la media delle aggressioni è minore a quella nazionale ma i numeri sono comunque alti. Nei primi sei mesi del 2024, solo per fare un esempio, all’Ospedale di Perugia si sono registrate una ventina di aggressioni: al pronto soccorso, in Psichiatria, Medicina del lavoro e Pneumologia. Altre ad operatori del 118. Episodi di aggressioni che vanno dalle minacce fino a lesioni più o meno gravi. I luoghi più colpiti sono quello ospedaliero nelle aree di degenza e nei Pronto Soccorso, mentre in ambito territoriale sono maggiormente coinvolti i servizi psichiatrici. Le denunce sono molto meno di quelle reali, perché ormai praticamente non si denunciano più le aggressioni verbali, che però, alla lunga, si traducono in stress, burnout e abbandono della professione. Un focus sulle aggressioni subite da chi lavora in corsia è stato fatto a Palazzo dei Priori con un ordine del giorno presentato dai consiglieri Fabrizio Ferranti e Federico Maria Phellas, entrambi della maggioranza che sostiene la sindaca Vittoria Ferdinandi. Ordine del giorno, approvato con 19 voti favorevoli e 11 astenuti, che impegna sindaca e giunta a prendere iniziative con Regione e Questura per misure idonee e tempestive a tutela degli operatori sanitari di Perugia. Ma perché tanta violenza nei confronti di medici e infermieri che per mesi abbiamo celebrato come eroi ?L’idea è che la profonda crisi del Servizio sanitario nazionale porti i cittadini-pazienti a prendersela con gli operatori sanitari, visti come volto di un sistema che non riesce più a rispondere ai bisogni della gente. C’è poi un’altra questione legata alle condizioni critiche di una popolazione che si trova ad affrontare emergenze di ogni tipo e difficoltà economiche rilevanti. I nostri medici, infermieri, operatori sanitari di ogni tipo, si trovano così a fronteggiare in totale solitudine il disagio delle persone, la carenza di organico, turni massacranti, senza che nessuno faccia qualcosa. Dietro un camice bianco c’è però una persona, un professionista che ha studiato per anni, scegliendo un mestiere che – in ultima analisi – consiste nell’aiutare gli altri proprio quando sono in difficoltà. Non tutelarli mentre lavorano e indurli a gettare il camice alle ortiche può mettere a rischio il futuro dell’intero sistema.