Morire di lavoro in Umbria: fermiamo la strage ! Il dolore di Terni per Sanderson

Sono giorni di dolore per Terni e l’Umbria, per i familiari e i colleghi, per l’ennesima e inquietante morte sul lavoro. Sanderson Mendoza, appena 26 anni, non è tornato a casa dopo essere uscito come ogni giorno per la necessità di un salario. Per Sanderson, come tanti altri, il lavoro significava indipendenza economica, possibilità di compiere un salto sociale, di comprare una casa, dare ai figli opportunità maggiori. Rappresentava una gigantesca promessa: impegnati senza riserve e tu e chi ami sarete ricompensati con una vita migliore. Quella promessa però è stata tradita perché il lavoro dovrebbe servire a vivere a pieno la vita, mai e poi mai dovrebbe rovinarcela, o addirittura togliercela. Non basta il cordoglio, non basta la vicinanza, non basta neanche l’indignazione. Intollerabile che in Umbria si muore sul lavoro più che nel resto d’Italia. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”: questo è l’inizio dell’inizio, il principio del principio, le prime parole dell’Articolo 1 della Costituzione italiana. Quante volte le abbiamo sentite o lette ? Se le istituzioni pubbliche, tutte, non controllano, il rispetto delle regole è demandato alla sola coscienza del datore di lavoro. Di fronte a tragedie come quella di Terni, non servono passarelle ma rispetto e senso di responsabilità. Sanderson Mendoza lascia una compagna, i genitori rientrati in Italia subito dopo l’incidente e colleghi che gli volevano bene, e tanta rabbia tra i lavoratori. Sperando, almeno, di non essere morto del tutto invano. Di aver lasciato, quantomeno, un drammatico monito per tutti noi. Una memoria, un seme di consapevolezza, che valgono assai più di tanti slogan, troppe volte ripetuti a vuoto.