Regione aumenti Irpef e Irap, slittano i tempi della manovra: riscritta dopo incontro con le parti sociali. Prima approvazione in Commissione, centrodestra lascia la seduta

E’ arrivata in Consiglio Regionale la manovra fiscale della Giunta regionale sugli aumenti di Irpef, Irap e bollo. Oggi, in una seduta della Commissione consiliare caratterizzata da tensioni e scontri, la maggioranza di centrosinistra ha approvato con cinque voti favorevoli la manovra fiscale varata dalla giunta. I consiglieri regionali di centrodestra, invece, hanno lasciato la Commissione dopo che il centrosinistra ha respinto la richiesta  che la seduta “fosse resa pubblica cosicché i cittadini potessero assistere alla discussione di una manovra finanziaria che non ha precedenti negli ultimi venticinque anni e che comprometterà il futuro di famiglie e imprese umbre”. Oggi, sostengono i rappresentanti dell’opposizione, “abbiamo assistito ad una totale incompetenza amministrativa della Giunta con l’assessore al bilancio Bori che non è stato in grado di adempiere, tanto che in suo supporto è dovuto intervenire il direttore regionale. L’assessore ha dato prova di non conoscere neppure il linguaggio tecnico adeguato dato che ha parlato di ‘ammanco’ e non di ‘deficit’. Non c’è limite al peggio”. Dopo il coro di proteste da parte dei sindacati, in tarda mattinata c’è stata una riunione dei gruppi di maggioranza a Palazzo Cesaroni. Prende corpo l’ipotesi di una riscrittura, dopo un confronto con le parti sociali. “Sull’aumento dell’Irpef ci si può confrontare”, ha dichiarato l’assessore al bilancio Tommaso Bori. “Avvieremo la fase di ascolto con sindacati, parti sociali, amministrazioni locali per un confronto reale, necessario prima dell’approvazione della manovra da parte dell’Assemblea legislativa”, ha aggiunto subito dopo. L’assenza di un confronto con le parti sociali e la mancanza di partecipazione rappresentano sicuramente un grave errore politico da parte dell’esecutivo di palazzo Donini. Così come il silenzio dei gruppi di maggioranza rispetto alla protesta di queste ultime ore. A parlare, per ora, è soltanto l’assessore competente Bori che prova a rovesciare la responsabilità sulla precedente Giunta regionale. “Noi ci siamo da 90 giorni siamo molto arrabbiati con chi ha governato cinque anni e ridotto i conti della sanità in condizioni drammatiche”, ha sottolineato in una intervista al Messaggero. Una linea che, con il passare delle ore, però rischia di barcollare. All’interno della stessa maggioranza c’è chi sollecita l’esecutivo ad abbassare i toni e a intraprendere una interlocuzione seria con le parti sociali. L’accelerata di Palazzo Donini non è piaciuta a molti che ora chiedono tempo per essere varata. Bori prova a giustificare la scelta fatta, sbilanciandosi su previsioni tutte da dimostrare, così come la cifra esatta del disavanzo del bilancio sanitario. “Se avessimo voluto essere cinici – ha detto pensando di trarre vantaggio da questa situazione, avremmo potuto fare la mossa più semplice: aspettare maggio, lasciare il Governo a nominare il commissario e far scattare tutte le tasse e aliquote al massimo, facendo ricadere le responsabilità su altri. Ma sarebbe stato un disastro”. Non la pensa così il centrodestra che annuncia una sorpresa: “Tutte balle, presto sarà lo stesso governo a sbugiardare la sinistra umbra: non c’era nessun rischio commissariamento e non c’è il buco annunciato dalla giunta regionale. Basta aspettare le verifiche del Ministero dell’Economia”. La destra di Palazzo Cesaroni intende “scoprire gli altarini”: richiesta di accesso a tutti gli atti della vicenda. Bori però insiste sul rischio commissariamento: ” In quel caso – spiega – tutte le aliquote sarebbero andate al massimo con pesanti ripercussioni sui cittadini. Con tutte le aliquote al massimo, 30 milioni sarebbero stati ricavati dal ceto medio e ben 10 dai redditi più bassi, sotto 15mila euro, che nella nostra proposta non saranno toccati”. La difesa però non convince l’accusa. “E’ semplicemente scandaloso quello che sta succedendo oggi. L’incontro Regione-sindacati ?Non lo considero un incontro ma è stata una chiamata all’ultimo miglio per dirci che va in Commissione una delibera che non conoscevamo. Una notizia che abbiamo appreso dai giornali”, denuncia Maurizio Molinari, segretario umbro della Uil. “Noi non siamo in grado di accettare una proposta del genere perché l’Umbria e i lavoratori non se lo possono permettere. Perché siamo la Regione meno pagata d’Italia”. Tornando alla Commissione di oggi, il centrodestra parla “di dilettantismo arrogante da parte della maggioranza di centrosinistra che ci ha impedito di visionare i documenti che avrebbero consentito di avviare un dibattito serio”. Decisione questa che ha convinto la minoranza a lasciare la Commissione “perché il futuro degli umbri merita rispetto e non è ammissibile affrontare un tema tanto complesso e delicato con tanta approssimazione”. Nella stessa coalizione di maggioranza c’è chi chiede di prendere tempo, di abbassare i toni, avviare un confronto con le parti sociali e riscrivere una manovra che alla fine non piace a nessuno.