Gubbio diventi laboratorio per la riconversione green del cemento: la Cgil presenta le sue proposte per il settore

Il territorio eugubino potrebbe essere il luogo ideale in cui elaborare una strategia per una riconversione green del settore cemento. Ne è convinta la Cgil dell’Umbria che stamattina, insieme alle categorie Fillea (lavoratori del cemento) e Filt (lavoratori dei trasporti, quindi dell’indotto) ha tenuto una conferenza stampa per “lanciare una sfida alle aziende e alle istituzioni”, nella consapevolezza che “solo con il coinvolgimento di pubblico e privato si potrà arrivare ad una vera svolta green del settore, senza perdere posti di lavoro”.

Una sfida che la Cgil considera fondamentale per l’Umbria e in particolar modo per il territorio di Gubbio il cui Pil, per il 27%, ruota proprio intorno al settore del cemento, con circa 1500 lavoratori coinvolti tra diretti e indotto. Gubbio – rimarca il sindacato – è l’unica città italiana in cui insistono due cementifici, con una storia che è ormai quasi centenaria. Inoltre, a Gubbio ci sono le sedi amministrative del gruppo Colacem Spa e delle Cementerie Barbetti Spa.
“La nostra preoccupazione è forte – insistono Cgil, Fillea e Filt – perché se non si avrà una svolta nella vicenda e se le Istituzioni non si faranno carico della vertenza, il rischio di perdere posti di lavoro diventa sempre più concreto”. Da questo punto di vista la Cgil si è detta “insoddisfatta” dell’esito dell’incontro avuto con la Regione Umbria, rappresentata dalla presidente Tesei, lo scorso 26 settembre che, ad oggi, non ha prodotto alcun passo avanti nel confronto con le aziende e il territorio.

Proprio allo scopo di difendere il patrimonio produttivo rappresentato dal settore cemento, migliorando l’impatto ambientale delle produzioni, la Fillea Cgil, insieme alla Cgil dell’Umbria, ha elaborato un progetto (sarà presentato nei prossimi giorni) che prevede la creazione di un “Distretto del cemento di nuova generazione” a Gubbio, da realizzare con investimenti che intreccino le opportunità degli strumenti europei (Pnrr in primis) con le risorse che le stesse aziende dovranno mettere in campo. “Noi pensiamo che il Pnrr possa essere volano di un’economia ambientalmente sostenibile e in grado di creare nuovi posti di lavoro – affermano ancora dal sindacato – ma per fare questo è necessario sia dare risposte nell’immediato, per evitare ulteriori perdite di posti di lavoro, sia procedere ad una programmazione strategica di lungo periodo, basata su dati scientifici seri, che disegni il futuro della regione in base alle proprie vocazioni”.