Inchiesta rifiuti, Gesenu sospende i dipendenti indagati. Sassaroli prepara la difesa. Martedì torna la Commissione parlamentare sui rifiuti

PERUGIA – Gesenu sospende in via cautelativa i dipendenti coinvolti nella maxi inchiesta sui rifiuti, a partire dal direttore Sassaroli. La Gesenu però, proprio su Sassaroli, aveva comunicato che il dirigente avrebbe cessato il proprio incarico il prossimo 31 dicembre per avviare un profondo turn over dirigenziale che, a questo punto potrebbe essere anticipato. Bloccati anche i conti correnti dei dipendenti inquisiti. Colpiti infatti anche i beni personali degli inquisiti, qualora non siano sufficienti i patrimoni personali. Il giudice ha nominato un commissario, per evitare che l’azienda diventi inoperativa. Gli avvocati della difesa hanno fatto anche richiesta di dissequestro. Gesenu valuta intanto la possibilità di impugnare i sequestri di fronte al Riesame.

Martedì intanto, di fronte al giudice Alberto Avenoso, arriverà Giuseppe Sassaroli. L’obiettivo è smontare l’impianto accusatorio della Procura di Perugia, del Corpo Forestale e della Guardia di Finanza. Intanto l’attenzione si sposta anche su Arpa e Provincia per i controlli mancati. Silvio Gentile, l’amministratore delegato della “vecchia” Gesenu è stato ritenuto “indotto in errore” e non ci sarebbero altre figure coinvolte. Dalle inchieste emerge chiaro il ruolo di Renato Presilla e il laboratorio al quale Gesenu si rivolge per il “lavoro sporco”.

Intanto, in piena bufera, torna la Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti. L’agenda prevede martedì la visita in Valnestore e l’audizione con i sindaci del tereritorio. Variazione all’agenda vista la cronaca e in Prefettura i parlamentari incontreranno il procuratore Luigi De Ficchy, il comandante regionale della Forestale Guido Conti e i vertici di Arpa. Ovviamente si parlerà dell’arresto di Sassaroli e dell’ultima inchiesta.

Dietro all’inchiesta, rimasta in controluce, c’è la truffa ai Comuni che dovevano pagare per servizi non svolti. Un caso è anche nelle carte dell’inchiesta come quello del Comune di Bastia, che aveva messo in piedi un vero braccio di ferro per alcuni servizi. L’amministrazione di Stefano Ansideri  non aveva riconosciuto i servizi e aveva chiesto uno sconto del dieci per cento l’anno. C’erano cassonetti conteggiati in più, modifiche dei servizi per aggiustare il tiro conteggiati due volte, poi l’accordo: nessun rimborso ma usare i soldi per coprire con la differenziata e far salire la percentuale. Anche da Bettona il sindaco Lamberto Marcantonini sarebbe stato uno di quelli che è andato ad affrontare il nodo dei costi.

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