Medici specializzandi, nuove regole: la Regione punta sugli umbri. Barberini: “Non disperdere competenze”

Favorire la permanenza nelle strutture e nei servizi della sanità umbra dei giovani medici che si formano e specializzano nelle scuole di specializzazione attive presso l’Università degli Studi di Perugia: con questo obiettivo la Giunta regionale, su iniziativa dell’assessore alla Salute Coesione Sociale e Welfare, Luca Barberini, nell’ambito delle modifiche e integrazioni al Testo Unico in materia di Sanità e Servizi Sociali, ha previsto anche di rimodulare i contratti di formazione specialistica aggiuntivi regionali.
“La legge nazionale – sottolinea Luca Barberini, assessore regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare – prevede che nelle scuole di specializzazione in medicina, comprese quelle aggiuntive regionali finanziate con fondi della Regione, possano accedere tutti i medici inseriti in un’unica graduatoria nazionale di merito, redatta sulla base di un punteggio complessivo conseguito da ciascun candidato in base a titoli e prove d’esame. Le Regioni hanno però la facoltà di richiedere ai medici specializzandi ulteriori requisiti, almeno per i posti aggiuntivi di competenza regionale. Per agevolare la permanenza nella regione dei professionisti umbri in formazione nelle strutture del Servizio sanitario regionale, abbiamo quindi scelto di agire in tale direzione”.
“Tra i paletti fissati – spiega quindi l’assessore – il conseguimento della laurea all’Università di Perugia, la residenza in Umbria, l’impegno che, una volta concluso l’iter formativo, prestino la propria attività a servizio della sanità umbra per un congruo numero di anni. L’obiettivo è quello di valorizzare e non disperdere il patrimonio di competenze acquisto nella nostra regione, al fine di rafforzare la qualità del servizio sanitario regionale”.
“Questa decisione – continua Barberini – ci consente anche di scegliere quali specializzazioni mediche sostenere, in base ai bisogni della sanità umbra, avendo la garanzia di formare professionisti che poi saranno effettivamente operativi nei servizi sanitari regionali e non altrove”.
A proposito delle borse specializzazione, Barberini rileva che “il vero tema è che in Italia sono insufficienti a coprire le esigenze reali” e che “vanno aumentate per formare nuovi medici da inserire nel servizio sanitario nazionale”.
“In Umbria, come nel resto del Paese – spiega – non c’è infatti un numero di professionisti adeguato a rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. Una carenza oltretutto destinata ad aumentare nei prossimi anni, considerando che circa il 60 per cento dei medici ha più di 55 anni”.
Poiché i contratti di formazione specialistica sono un requisito fondamentale per svolgere attività medica, tutte le Regioni hanno chiesto al Governo di aumentarle: ne servirebbero almeno 9mila, ma ne sono state autorizzate poco più di 6mila. Questa situazione si trascina da anni e penalizza soprattutto le regioni più piccole e i territori più disagiati e non può essere risolta a livello locale perché si andrebbe a togliere risorse dall’assistenza sanitaria”.
Sempre riguardo le modifiche e le integrazioni del testo unico in materia di Sanità e servizi sociali elaborate dalla Giunta regionale, è stata proposta l’istituzione di un elenco di idonei alla nomina di direttore amministrativo e di direttore sanitario delle Aziende sanitarie regionali. Si tratta di una sorta di albo, a cui si può accedere soltanto se in possesso di specifici requisiti professionali.
È stata prevista anche l’istituzione di una nuova figura professionale in ambito sanitario, quella dell’assistente di studio odontoiatrico (Aso), già disciplinata al livello nazionale. Si tratta di un operatore chiamato a svolgere attività di assistenza dell’odontoiatra e dei professionisti sanitari del settore durante le prestazioni cliniche, a predisporre l’ambiente e lo strumentario, ad accogliere i pazienti, a gestire la segreteria e i rapporti con i fornitori. Per diventare Aso è obbligatorio frequentare un corso di formazione specifico.

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