Rifiuti abbandonati al Foro Boario di Terni: ogni giorno roghi tossici nel centro città. La preoccupazione del gip del Tribunale di Terni, Maurizio Santoloci

TERNI – Rifiuti che crescono di giorno in giorno, basta buttarci un occhio anche sfuggente quando si passa dalle parti dello stadio, dove il mercoledì c’è anche il famoso mercatino. Rifiuti di ogni tipo vengono abbandonati lì, illegalmente. All’apparenza può sembrare un fatto all’ordine del giorno. Da anni qualcuno potrebbe dire, “Vengono gettati rifiuti lì”. E’ tutto vero. Ma da qualche tempo sta prendendo piede un fenomeno molto più grande. Di cosa si tratta? Lo spiega in un’intervista il Dott. Maurizio Santoloci, gip del Tribunale di Terni.

A due passi dallo stadio di Terni sono abbandonati rifiuti in modo illecito, che fine fanno poi questi rifiuti? L’area del cosiddetto “foro Boario” rappresenta una zona a fortissimo rischio di varie illegalità. Storicamente è una zona deputata allo sviluppo della prostituzione. Recentemente una brillante operazione della Polizia di Stato ha stroncato un fenomeno parallelo, appunto, a quello della prostituzione e cioè le bruciature di rifiuti – anche plastici e tossici – da parte delle medesime prostitute per attirare i clienti, generando pericolosissime e continue emissioni notturne di fumi con diossine cancerogene. Un danno per la salute pubblica dei cittadini residenti molto elevato. Ma il degrado e l’abbandono sostanziale di tale area continua generando forti rischi anche in altri settori. Adesso quell’area sta diventando il punto di riferimento per riversamenti sistematici di rifiuti di ogni tipo. Questo fenomeno non va sottovalutato perché in ogni periferia di città si comincia sempre così. Si iniziano – cioè – ad attivare piccoli e medi abbandoni di rifiuti, quando poi chi delinque in questo settore in modo seriale percepisce che non vi è reazione da parte della pubblica amministrazione competente,  il fenomeno si allarga e diventata incontrollabile. Dopo arriva la terra dei fuochi locale. È accaduto esattamente così in ogni città, tra cui Roma – a noi molto vicina – dove sotto la fascia del raccordo anulare dopo questi primi “assaggi” si è attivata una “terra di fuochi” locale ormai inaffrontabile.

C’è la possibilità che questi rifiuti vengano dati alle fiamme e smaltiti illecitamente? Assolutamente sì, e quando poi questo accade il fenomeno poi diventa di difficilissimo approccio, ripeto è come è accaduto sotto tutto il raccordo anulare a Roma dove – ormai – intervenire rispetto a tali attività  criminali diventa un vero e proprio problema di ordine pubblico. Nel settore dei rifiuti una momentanea tolleranza ed indifferenza di intervento da parte delle autorità amministrative che non stronca immediatamente il fenomeno in modo energico fin dalle sue prime e genetiche manifestazioni iniziali, incoraggia di fatto  chi delinque e rapidamente le attività illegali si espandono per poi diventare sempre di maggiore difficile approccio. Fino a diventare assolutamente incontrollabili come nelle periferie estreme di Roma e di altre grandi città anche del Nord Italia.

Chi è o chi sono gli artefici di questi  abbandoni prima e di questi fuochi dopo? Sono sempre le stesse persone, ed il meccanismo è semplice e collaudato. Esiste un mondo “in nero” parallelo ed invisibile di smaltitori abusivi di rifiuti non solo domestici ma anche industriali pericolosi che si reca presso le aziende e presso le case private per ritirare a bassissimo costo ogni tipo di materiale residuale di cui i produttori aziendali o privati intendono disfarsi senza ricorrere al servizio pubblico… Si tratta di vere e proprie attività “aziendali” illegali sistematiche i cui autori cercano continuamente aree dove andare a disfarsi di tali rifiuti così raccolti.  A Roma – ad esempio – tali attività sono “appaltate” dai soggetti che ruotano dentro ed intorno ai campi rom. In molte altre parti d’Italia si tratta per lo più di cittadini stranieri che, per guadagnare qualcosa, non esitano a girare con furgoni (peraltro abusivi) per effettuare tali smaltimenti illeciti allo scopo di guadagnare minime somme in nero. Si affianca tuttavia anche una fetta di malavita locale che viene avvinta dall’idea del guadagno in unione con tali soggetti stranieri.  Il settore dello smaltimento illegale dell’eternit poi diventa uno degli aspetti più micidiali di tali attività criminali. Il rischio  per la salute pubblica diventa a quel punto estremo…

Tutto questo crea una realtà di illegalità in continuo movimento ed in continua ricerca di aree dove andare a smaltire i riuscite a mente questi rifiuti così ritirati. Il “foro Boario” di Terni è un’area assolutamente idonea per guadagnare le mire e gli appetiti di tali soggetti. Dunque tale area rischia di diventare una pericolosissima enclave per innestare tale forma di criminalità sistematica. Quando poi i cumuli di rifiuti raggiungono un quantitativo giudicato inconciliabile con ulteriori riversamenti, sorge per tali soggetti criminali la necessità di eliminarli in qualche modo e –  dunque – gli danno fuoco semplicemente per far posto alle altre masse di rifiuti che poi devono portare in zona. Ma si dà fuoco alle masse di rifiuti molto spesso anche per eliminare le tracce dei “mittenti”. Mi spiego meglio: molti di questi rifiuti provengono da titolari di aziende che – per disfarsene senza scrupoli – non esitano a consegnarli a tali soggetti illegali a bassissimo costo; in molti casi sono rifiuti identificabili attraverso delle tracce anche scritte sulle confezioni o per tipologia e/o per qualità dei materiali residuali che portano spesso la “firma” di chi li ha prodotti.  E’ dunque necessario far sparire ogni traccia identificativa – anche se indiretta – di tali rifiuti e quindi nella “commessa” di incarico verso tali soggetti criminali è compresa anche bruciatura dei rifiuti stessi al fine di cancellare – appunto –  ogni traccia di possibile rischio di “identificazione”.

Qual è il reale pericolo per la nostra città? Il rischio per Terni è esattamente uguale a quello delle altre città. Solo che in molte altre città, ripeto tra cui Roma, il fenomeno non è stato capito e affrontato in tempo e così poi è sfuggito di mano. Lo stesso dicasi per altre città del centro/nord. Cosa vogliamo fare noi oggi a Terni? Seguire la stessa scia di queste città che – inizialmente – hanno sottovalutato il fenomeno, e poi adesso si stanno disperando perché  è diventato una realtà criminale con grande danno per la salute pubblica, ma anche un problema di ordine pubblico per affrontarlo? Oppure vogliamo agire in tempo e stroncare immediatamente i primi segnali, molto significativi per un occhio attento, di questo fenomeno al fine di impedire che si vada radicalizzare?

Come è possibile arginare il problema? La soluzione è molto semplice: è puramente e semplicemente repressiva. Repressiva con decisione. Tutto il fenomeno è palesemente e solamente illegale, costituisce reato ed è possibile attivare strumenti procedurali importanti e significativi conseguenti. Il fenomeno può essere già affrontato fin dall’origine e cioè fermando, controllando e sequestrando i furgoni abusivi che, spesso guidati da stranieri senza alcun titolo, portano illegalmente i rifiuti verso il foro Boario o verso altre aree. Togliere dalle mani di tali criminali ambientali gli strumenti mobili per raggiungere le aree di smaltimento  abusivo significa già ottenere una vittoria quasi totale sul fenomeno. Basta contestare il reato di gestione illecita di rifiuti che – peraltro – presuppone il sequestro obbligatorio dei mezzi utilizzati e la confisca definitiva degli stessi mezzi in sede di processo anche se con patteggiamento. A Roma pochi giorni fa il Corpo Forestale dello Stato ha arrestato due soggetti che davano fuoco a rifiuti pericolosi nelle periferie estreme della città. L’arresto è stato convalidato dal giudice competente. Tutto qui. Gli strumenti normativi e procedurali per agire ci sono.

 

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