Gubbio, destinate a Palazzo Ducale le tavole di Taddeo di Bartolo, acquistata dalla Fondazione Carisp

GUBBIO – Saranno destinate al Palazzo Ducale di Gubbio le tavolette raffiguranti otto Santi attribuite al pittore senese Taddeo di Bartolo (1362 c.-1422) probabilmente provenienti da un polittico, smembrato, un tempo collocato nella Chiesa di San Domenico, a Gubbio.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia aveva preso parte all’asta Pandolfini di Firenze aggiudicandosi le importanti opere d’arte raffiguranti santi, vescovi ed evangelisti e realizzate a tempera su tavola su fondo oro. Dichiarati di interesse culturale da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, i dipinti erano già sottoposti a vincolo da parte del Ministero stesso che, proprio in questi giorni, ha notificato un provvedimento esercitando il diritto di prelazione sull’acquisto.

In seguito a tale provvedimento ed espletati i necessari adempimenti le tavolette non verranno pertanto più acquistate dalla Fondazione ma dal Ministero, che le ha destinate al Polo Museale dell’Umbria indicando come sede Palazzo Ducale. “La collocazione delle tavolette all’interno di uno degli edifici storici più prestigiosi della città di Gubbio – fanno sapere dalla Fondazione – nonché sede espositiva d’eccellenza per l’intero territorio regionale, rappresenta un risultato molto importante per la comunità eugubina che, anche grazie all’impegno manifestato dalla Fondazione affinchè gli otto dipinti tornassero in Umbria, avrà la possibilità di avere a disposizione in pianta stabile tali opere proprio a Gubbio, dove si trovavano in passato”.

 Del polittico ancora al suo posto, parla nel 1835 Ettore Romagnoli all’interno della sua “Biografia cronologica de’ Bellartisti senesi”. Nel 1843 l’altare venne rimosso e successivamente diviso: in particolare gli scomparti del registro inferiore finirono in America, mentre le tavolette in questione sono confluite nella collezione della famiglia eugubina Ranghiasci. Qui rimasero fino al 1882, quando vennero vendute. Successivamente entrano a far parte della collezione R.I. Nevi di Roma. Giunte poi nella collezione del Conte fiorentino Uberto Serristori vennero di nuovo vendute all’asta nel 2007.

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