Dis…corsivo. “Quale cosa sia di maggior contento”

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Forse, per cercare di dare una soluzione all’intricata partita che si svolge al Comune di Foligno, bisognerebbe riformulare il dissidio odierno, attuale e scottante, nei termini di quel dubbio che, il 10 febbraio 1613, fu sciolto proprio disputando la prima Giostra: “Quale cosa sia di maggior contento a cavalier d’honore: mantenere la grazia del principe o il continuato favore di bellissima et gentilissima dama”.

Per la nostra società, un quesito del genere non ha nessun significato, tranne, forse, se lo leggiamo con la lente, mai mutata dal 1613 a oggi, della dignità del comportamento di chi ha un ruolo nelle istituzioni cittadine, cioè dell’onore che non deve mai abbandonare le gesta dei rappresentanti del popolo, gli odierni cavalieri al netto del berlusconismo.
Poniamo che, modernamente, il principe sia il popolo e che le dame siano i partiti. Se nel Seicento, agli occhi dei cavalieri, si poteva aprire una lacerante, ma pur sempre carnevalesca, necessità di scelta tra il principe e le dame, oggi i cavalieri sono stati liberati da questa odiosa opzione e possono proficuamente rimanere nelle grazie del popolo che li ha eletti pur appartenendo ai partiti, pur dando il loro cuore alla causa dei partiti, nei mquali, peraltro, agiscono tanto uomini che gentilissime dame.
Il dubbio, però, si ripropone e ha la seguente formulazione: “Quale cosa sia di maggior contento a cavalier d’honore: mantenere il senno del proprio agire politico o la procace ideologia alla quale non passa un anno”.
Purtroppo, a ben guardare, a quella formosa ideologia gli anni sono passati eccome, va per i due secoli: come penserebbero i cavalieri che ancora la distendono sui tavoli della trattativa politica farla sfilare per le vie di Foligno, semmai il contenzioso avesse da risolversi in piazza, come nel Seicento?
Immagino il corteo degli assennati: non fastoso, ma pulito ed essenziale. Vedo quello degli ideologi: una mascherata per coprire l’età della divina protettrice e, sotto, polvere e vesti lacere.
E faccio il tifo per gli assennati, perché infilino tutti gli anelli del Dio Marte e tutta Foligno ne abbia “contento”.

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