ARNALDO FORTINI. IL GRANDE PADRE DI ASSISI

UMBRIA PER SEMPRE. BIOGRAFIE VALORI PERSONAGGI di Luciano Moretti e Maurizio Terzetti / Non si può, ancora oggi, pensare ad Assisi senza ricordare l’ uomo che, nel corso del Novecento, ha accompagnato la città in un percorso di rinascita senza precedenti nella storia, così forte da rigenerare le radici stesse dello splendore con cui la terra di San Francesco è diventata la meta spirituale e turistica che oggi conosciamo. Quell’uomo è l’avvocato Arnaldo Fortini (1889 – 1970), primo cittadino dal 1923 alla caduta del fascismo, animatore della scena culturale cittadina grazie al lavoro nella Società internazionale di studi francescani e nell’Accademia Properziana del Subasio, docente universitario, storico e scrittore.

In nessuno di questi campi, Fortini ha scelto la via facile del consenso che poteva acquisire per mezzo delle sue straordinarie abilità oratorie: da avvocato, ha conosciuto il compito dolorosissimo dei processi celebrati in prima linea durante la Grande Guerra; da sindaco, è passato per la trasformazione del suo incarico in quello di podestà, esercitandolo con spirito di unione di tutta la cittadinanza anziché con settaria carica repressiva; ancora da avvocato, si è trovato a difendere, con successo, uno dei membri del Consiglio del Gran Fascismo che avevano votato l'ordine del giorno Grandi; da ex podestà, ha conosciuto il confino e l'ostracismo; da storico e da scrittore ha dato vita a opere monumentali su Assisi nel Medioevo attirandosi giudizi non sempre benevoli a causa della sua impostazione della ricerca, che ha saputo dare spazio al materiale delle leggende e alla “fantastica poesia” che gli veniva dal cuore di fronte ai polverosi materiali d'archivio.
La gente di Assisi, anche chi generazionalmente non l'ha potuto conoscere, si stringe intorno al suo ricordo con calore umano e spontanea simpatia: i racconti di chi l'ha frequentato tramandano efficacemente l'immagine di un padre attento e benevolo verso la comunità locale. E questo trasporto verso l'avvocato Fortini si rinsalda ogni anno, quando viene il tempo del Calendimaggio, la creatura spettacolare che gli appartiene e che si addice al suo cuore gioioso e alla sua mente brillante.
Ma Fortini, al di là di questa immagine tenera e solare se non proprio a causa di essa, è stato un uomo profondamente contro corrente, uno studioso e un politico della cui acutezza non si poteva fare a meno anche se, spesso, si sarebbe fatto volentieri a meno della sua perspicacia.
Era, soprattutto, un uomo tenace, che curava con maestria tutta artigianale, da autentico maestro artigiano, qualunque progetto si trovasse ad elaborare, dal grande processo alle iniziative a favore dell'economia locale. Prendeva l'oggetto sul quale doveva intervenire e gli dava una prima forma, poi dall'abbozzo passava celermente alla predisposizione del modello, affinché l'ispirazione non si disperdesse, poi, lentamente, cesellava l'organizzazione, la puliva e la rifiniva, la provava sul tornio della comunicazione e la disponeva sulla mostra della sua bottega, un mattone in più della casa sul colle che ancora oggi segna con sottile evidenza il paesaggio di Assisi tra la Piazza del Comune e la Rocca Maggiore.
Con questo spirito era stato avvocato per i poveri fanti condannati al plotone di esecuzione, aveva voluto ridisegnare l'urbanistica di Assisi subendo forti critiche nel secondo dopoguerra, si era impegnato, ormai anziano, a organizzare mostre ed eventi per la sua città, per gli artigiani che voleva promuovere a tutti i costi e per i bersaglieri con cui, come da giovane, voleva ritrovarsi.
Malato e provato nel fisico, aveva ritrovato nell'accompagnamento dei motivi di una fisarmonica, che sapeva suonare con la bravura di un concertista, lo spirito dei suoi giorni migliori. Con questo intimo accordo si congedò dal mondo e con lui, nel 1970, se ne andava anche una certa idea lontana di Assisi, quella delle radici.
Oggi, che della città vediamo la pianta rigogliosa, sappiamo che le radici si sono interrate definitivamente, quarantaquattro anni fa, con la scomparsa di Arnaldo Fortini per diventare quel prezioso scrigno di pensieri e di gesti che continua ad alimentare, in tanti ma non in tutti, il consapevole sviluppo di Assisi.
Molti dei valori lasciati scritti sulle pagine della storia di Assisi da Fortini hanno il senso di un presagio che solo con gli anni si potrà meglio chiarire.
Nonostante a molti oggi sembri che alla città di San Francesco non manchi nulla, essa, secondo noi, si dibatte in un forte contrasto fra lo scintillio e l'anima, fra l'apparenza e la verità del suo essere capitale di qualcosa nel mondo.
Un monito particolarmente vigoroso di Fortini avverte: “Guai al giorno in cui si pensasse che queste città millenarie, donde venne all'Italia la grandezza e la gloria, non possano valere che come freddi musei di remote bellezze! La forza di una Nazione non va giudicata soltanto dal numero dei fumaioli delle sue fabbriche o dal moltiplicarsi delle operazioni bancarie. Vi è una vita più severa e più profonda e questa è la nostra bella tradizione nazionale collegata intimamente con la tradizione delle nostre città medievali”.
Ci sono, qui, un senso della misura e una percezione dell'equilibrio fra le epoche storiche che Fortini non demanda alla ricerca erudita né affida alle cure della politica, ma confida che sia il cuore di ognuno a creare e ricreare, vivendo, nella propria città, il percorso, certo e variegato, del superamento, inevitabile e sereno, della storia

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