ASISIUM FELIX

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Assisi è una città felice, trasognata, millenaria e milionaria (milioni i visitatori, cospicui gli incassi, non per tutti, ma di assoluto rilievo), incantata e incantatrice, beffarda e intoccabile, superiore e superstiziosa, virtuosa pubblicamente e gelosa del suo privato, fantasiosa e lugubre. Se non avessimo prove storiche certe della sua esistenza, diremmo che quel prodigio urbanistico ai piedi del Subasio potrebbe essere un sogno, che continua sulle colline alle spalle della città e si irradia per tutta la campagna. Eccolo il potere incantatore di Assisi: ogni fatto che vi succeda sembra scorrere in un film, ogni evento del suo territorio potrebbe averlo raccontato un antico mago, ogni concreta vicenda di buono e malaffare si sublima in una provvidenziale novella popolare.
Prendete dei temi civili di straordinario significato come la soppressione del punto nascita e la recentissima vicenda delle quote rosa in Giunta. Se le stesse cose fossero successe in qualunque altro Comune umbro, avremmo avuto – e non c'era da stare meglio – lunghi dibattiti politici, diatribe ideologiche, pateracchi di vario tipo per incollare i pezzi del sistema-città andato in frantumi. Ad Assisi, invece, lo stile dei maggiorenti ha fatto circolare su tutto un sapore di favola, un tono tra il serio e il sarcastico, un atteggiamento tra l'indignato e l'offeso, non disprezzando, però, forse, dietro le quinte, qualche pateracchio al quale c'è da rifiutarsi di credere.
A dire il vero, se il caso del punto nascita era stato fatto conoscere al mondo con grande teatralità,
l'episodio dell'ingresso in Giunta di due signore non è stato enfatizzato più di tanto. Così un giullare di città – né politico di maggioranza né uomo dell'opposizione – ha pensato di costruire una sua novella, piena, in fondo, di buon senso popolare, che mette insieme le due storie e ha pressappoco questo contenuto: “Un tempo, ad Assisi, fu proibito di far nascere nuovi bambini. Grande scoramento, e proditorio scorno, ne venne per la città. Ma una luce s'accese e fu proposto di mettersi d'accordo consentendo di far dare il primo vagito in ospedale alle sole bambine. Molto merito ne venne all'anonimo autore della proposta, poiché anni dopo le Giunte della città si ebbero uno stuolo di pulzelle da far entrare in Giunta secondo le quote del tempo”.
Finzione o realtà? Ad Assisi l'incredibile può rivelarsi sempre reale opportunità, vige il principio di mai ripudiare come assurda la più balzana fra le idee nate nei crocchi della pubblica piazza o nei bar frequentati dai residenti.
Ad Assisi non c'è un potere politico, ma una missione amministratrice; le magistrature comunali sono una via di mezzo fra la nobiltà in calzamaglia del Calendimaggio e la dinamicità che si deve a organismi che gestiscono un sito Unesco patrimonio dell'umanità; la vita di tutti i giorni confonde spesso i piani del discorso, ma trova sempre una via d'uscita – ancorché in forma di novella – per darsi una spiegazione su quanto avviene nei Palazzi.
Così, credo, non c'è ad Assisi chi non abbia capito, seppur favoleggiando, che la vicenda delle quote rosa e dei rimpasti di Giunta s'inscrive precisa precisa nella lotta di successione aperta dalla candidatura di Claudio Ricci alla prima poltrona del perugino Palazzo Donini. Tale questione non è che la prima delle tante che verranno, ha rappresentato un po' il casus belli di una guerra che si preannuncia dura e insidiosa. È vero, infatti, che Ricci lascia un vuoto e che il tempo delle investiture dirette, di feudale memoria, è rimasto solo nelle novelle che si raccontano durante il Calendimaggio, e neppure più in considerevole copia nemmeno in occasione della Festa di Assisi per eccellenza. Ciò che davvero rimane, nel vuoto che lascerà Ricci, è la necessità di una proposta per Assisi prima e ancora meglio che di una persona per il Palazzo comunale. Chi, invece, può sentirsi, fra gli eredi di Ricci, così sicuro e così titolato per la carica di sindaco? Il baloccamento ultra decennale del centro sinistra di Assisi può avere indotto tanta ostentata certezza della successione del centro destra a se stesso? N on c'è altra partita da giocare oltre quella a una porta sola alla quale – e siamo appena appena all'inizio - stiamo assistendo? Giullare o no – caro centro sinistra di Assisi - prima di entrare a pieno titolo nella chiesa, Francesco è stato un grande, autentico riformatore della società in cui viveva. E Assisi ha ancora orecchie – non solo da mercante – per ascoltare una parola tutta nuova e trasversale, tutta afflato e sentimento.

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