DIS…CORSIVO . “APPLAUDITE EUGENIO”

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / L’Accademia del Donca, infine, ha incoronato Eugenio Guarducci tributandogli onori e peana sul palco del Morlacchi. Un salottino triste è diventato, sul proscenio del teatro, con la figura di Apollo-Guarducci imponente al centro della scena, un altare laico e a suo modo scanzonato, sempre attento a non debordare dal rispetto dovuto al mago riconosciuto della creatività perugina.
I concelebranti erano Sandro Allegrini, Riccardo Marioni, Anna Lia Sabelli Fioretti e Angelo Buonumori: sobrio ma deciso nei riconoscimenti Allegrini, insistente e continuamente rilanciante Marioni, delicatamente spigliata Sabelli Fioretti, insindacabile Buonumori, in quanto, ci ha tenuto a sottolinearlo, nato a Corso Vannucci e, dunque, autorizzato discettatore per nascita sulla differenza tra “peruginismo” e “peruginità”, essenziale, a suo dire, per leggere correttamente la portata innovatrice dell’evento creato ventun anni fa da Guarducci.

La cerimonia è stata svolta tutta in lingua italiana e solo qua e là, tra gli incensi parolai, qualcuno si è ricordato, ma per puro caso, che si era in casa del “Donca” e che dunque non sarebbe stato fuori luogo lasciarsi andare alla lingua di casa per inverare il contenuto del tema della serata: il grande legame che avrebbe sempre unito la creatura di Guarducci alla tradizione culturale di Perugia, la stessa matrice identitaria alla quale si rifarebbero tanto i bagordi al cacao di Eurochocolate quanto le conviviali adunanze del popolo del “Donca”.
Se questo era da dimostrare, le prove portate sono state, in verità, poche e minime, timide e rituali, imbarazzate e ossequiose. Dalla lingua perugina ci si sarebbe attesi ben altro mordente, perché se è vero – come ammoniva Buonumori – che agli abitanti del capoluogo piace vivere tranquilli in ossequio al motto “chi te 'l fa fa'”, è anche indubitabile che, quando vogliono pungere con le parole e con le immagini, gli stessi perugini non si limitano a inventare una festa come Eurochocolate ma creano intemperanze e organizzano baccanali non tipici di un popolo timido e riservato.
E chi si aspettava dal “Donca” l'unica nota appena appena saporita nei confronti del coro unanime di consensi che l'evento di Guarducci può vantare è rimasto deluso, su tutta la linea di discorso che, sia partendo da Allegrini sia muovendo da Buonumori, schierati sulle ali, rimbalzava sulle parole di Marioni e della Sabelli Fioretti, disposti sulla mediana, per depositarsi, più che come cioccolato come miele, sulle labbra baffine di Guarducci.
Dalla sua ala, l'onesto Allegrini ha fatto un bell'assist a Buonumori ricordandogli tanto “gin ch'è bulo” quanto “che cazzuola vuoi” come paradigmi del migliore innesto fra la tradizione “dialettale” e la vetrina creativa di Eurochocolate. E Buonumori, a quel punto, si è scatenato in un crescendo di riferimenti in grado, secondo lui, di provare che Guarducci avrebbe ridato vita qualche decennio dopo, con le opportune differenze, alla tradizione cioccolatiera di “Perugina”. Chi avrebbe potuto e dovuto riprendere criticamente questa ricostruzione dell'imprenditoria a Perugia nel Novecento? Uno storico? Un antropologo? Un “donchista”? Nessuno di essi ha parlato, non c'è stata partita e così Buonumori si è guadagnato un paio di applausi dalla platea, che ha invitato, umilmente, a rivolgere non alla sua persona, ma a quella di Apollo-Guarducci. “Applaudite Eugenio” ha richiesto, di seguito, per un paio di volte, come a dire: dobbiamo tutto a lui, noi abbiamo solo il merito di avere creduto in lui quando molti irridevano le sue ingenuità iniziali e di credergli ancora nonostante il partito dei contrari a Eurochocolate, che si stima sia ancora ben vivo in città.
Dopo di che, ognuno ha rispettato la parte che gli era stata assegnata: chi doveva far fingere di pungere – i giornalisti - ha finto di pungere, chi doveva – lui – precisare alcune cose verso il Comune ha sciorinato dati vari, da quelli del minimetrò a quelli delle presenze alberghiere, chi doveva tentare di avvicinare i due universi di Eurochocolate e della peruginità, che io considero ancora, testardamente, ben lontani l'uno dall'altro, ha gigioneggiato consapevole dello scarso calore proveniente dalla platea. L'importante è stato che chi doveva applaudire ha applaudito. Eugenio.

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