Dis…corsivo. Federico Francesco

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Quest’anno le celebrazioni francescane del 4 ottobre hanno un motivo in più di premonizione e un carattere di più amorevole significato. Sembra di raccontare una favola rievocando, dalla cronaca, la vicenda di quella coppia lombarda che, arrivata in Umbria per le vacanze estive, era dovuta ricorrere a tutta la bravura dell’ospedale di Perugia per evitare al figlio che la donna aveva in grembo un triste destino. La donna, infatti, era nelle ultime settimane di gravidanza ed era venuta in Umbria, ad Assisi, rassicurata sul fatto di poter fare la vacanza senza compromettere la salute del bambino. L’evento negativo, però, il rischio di perdere la creatura, si era verificato e per un decina di giorni aveva tenuto in fortissima apprensione i due lombardi.

L’esito felice di tutta la storia – il ritorno a Milano, il parto, la nascita del bambino, i ringraziamenti a non finire per l’équipe di ginecologi del Santa Maria – insegna pure qualcosa, al di là del bel titolo professionale e organizzativo che la sanità umbra si è guadagnata di fronte a quella, già di suo titolata nonostante tutto, della Lombardia.

E si può dire – eccoci alle recenti celebrazioni francescane del 4 ottobre – che il titolo di eccellenza l’abbia portato con sé auguralmente, dalla Lombardia all’Umbria, la delegazione ufficiale giunta, con stuolo di fedeli, ad offrire l’olio che alimenta la lampada votiva dei Comuni d’Italia accesa sull’urna con le spoglie del Santo di Assisi.

Pressoché in contemporanea con queste celebrazioni, infatti, giungeva la notizia che i genitori del bambino nato così avventurosamente dopo la vacanza in Umbria avevano deciso di confermare il nome già scelto per lui – un rotondo Federico, che richiama il Cardinale Borromeo – aggiungendogli però quello di Francesco, in segno di gratitudine assolutamente spirituale per la terra del Patrono d’Italia.

E sia, perché il legame con la Lombardia, particolarmente vissuto ad Assisi durante le celebrazioni francescane, riceve un suggello attraverso i nomi di questo bambino quasi come presagio di futura unità in molteplici sensi.

E sia anche perché, come abbiamo letto in un libro di una quindicina d’anni fa di Ginevra Angeli (“Prima di uscire dal mondo”), il Federico al quale fa pensare il nome di Francesco non è quello del cardinale Borromeo, suscitatore della conversione dell’Innominato, ma quello di Federico II di Svevia, lo “stupor mundi”. In base alla ricostruzione fatta nel libro, infatti, una parentela molto stretta, addirittura fraterna, potrebbe avere unito il Santo di Assisi e il grande Imperatore.

Potenza dei nomi, Federico e Francesco, che tornano dopo secoli, per varie vie, lombarde e umbre, a cucire nel cuore della gente la meraviglia per una storia che non ha compiuto ancora il suo corso!

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