DIS…CORSIVO. PICCOLE DONNE RACCONTANO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / L’associazione “Civium – Lo Stato siamo noi”, alla sua prima uscita, ha organizzato un incontro letterario fra alcune scuole di Perugia e la vincitrice di quest’anno del premio Campiello Giovani riservato a un racconto, Maria Chiara Boldrini.
La cosa è stata fatta bene e con garbo: il Campiello, tanto quello per adulti quanto quello per giovani, è un premio per scrittori che premia, prima di tutto, la lungimiranza della Confindustria del Veneto, da cui è venuta l’idea, già nel 1262, di promuovere buona letteratura e attenzione vera verso di essa da parte dei lettori.

“Civium” dimostra una duttilità ideativa e organizzativa molto efficace, associata alla volontà di esporsi sul fronte della cultura e degli interessi dei giovani mettendosi sempre al di là del tavolo, in compagnia dei ragazzi delle ragazze, come intorno un grande falò, all'alba, su una spiaggia estiva.

Maria Chiara Boldrini è una ragazza di 18 anni nata con la voglia di scrivere. Ha cominciato a farlo su quaderni variopinti, da bambina, e adesso, appena qualche anno dopo, è un torrente di scrittura: il limite di 20 cartelle standard che le era stato imposto dal bando del Campiello le è sembrato troppo stretto, ha dovuto faticare per stare nei termini di un racconto anche se, ha confessato, non si sente ancora pronta per l'intera gittata di un romanzo.

In compenso, e ponendo un punto fermo alla sua irrefrenabile comunicativa, potrebbe già, oggi, essere una bravissima giornalista. E non solo per gli stage che ha frequentato a “La Nazione”, ma proprio per la struttura e la chiave di lettura del suo testo, che sa trattare il tema del racconto intitolato “Odore di sogni” intrecciando molteplici fili intorno al semplice asse di un'intervista molto reale, immaginaria solo quanto a ridefinizione e rimodulazione della vera identità della protagonista.

Per trovare il tema del suo racconto - la determinazione a farlo, giusto un anno fa, le ha fatto bruciare in appena un mese tempi di scrittura ben più lunghi - Maria Chiara non è dovuta andare lontano dal suo paese, Bientina, in provincia di Pisa. Lì vive una donna, che proviene dall'Algeria, di cui fino a un anno fa l'autrice conosceva vagamente la storia. Poi, parlandoci, è andata sulle tracce di lei, bambina, che ha l'occasione di trasferirsi per la prima volta in Italia, tramite un'associazione, per curare un'infezione a un rene. Maria Chiara si è documentata ampiamente sulle condizioni socio-economiche della regione africana, contesa tra Algeria e Marocco, da cui proviene la persona che intervista, ha saputo mantenere la propria individualità di intervistatrice e quella, più sognante, della bambina- donna algerina, ha mescolato per bene gli ingredienti e il racconto, con tutti i suoi piani ben ordinati, è uscito fuori, piacevole, non retorico, misurato, elementare. È, semplicemente, il tentativo di far sentire l'avvicinamento di chi emigra verso l'Italia come orientato da un sogno culturale in grado di far dimenticare, almeno per un momento, la crudezza, che ben conosciamo, di certi sbarchi di massa.

La storia della bambina algerina narrata da Maria Chiara non nasconde tutti gli elementi drammatici che si sono collegati anche al suo arrivo in Italia, ma li fa evaporare, per un attimo, nell'immagine folgorante del tratto distintivo che ogni vicenda si porta dentro: in questo caso, l'abbinamento dell'Italia un paese in cui piove molto, a differenza che nel deserto, e in cui tutta la pioggia caduta s'intride nell'erba dei prati, sprigionando profumi e sogni.

Così, l' “odore dei sogni” di Maria Chiara Boldrini è, implicitamente, dedicato a tutti i sogni che gli emigranti non hanno potuto e non potranno raccontare e, aggiungo io, alle alluvioni che stanno distruggendo ampie zone del nostro Paese, trasformando il sogno della pioggia nell'incubo delle bombe d'acqua.

Per una volta tanto, si è potuto parlare di tutte queste complesse situazioni senza la pesantezza delle analisi specialistiche o la superbia degli scrittori “arrivati”, ma solo con le parole, tante e ben messe, di una piccola donna capace di raccontare se stessa e gli altri mentre, piano piano, tutti crescono e trovano il modo di rappresentarsi, vincendo timori e ritrosie, individuali e collettive.

Ciò che ci hanno offerto “Civium” e il Campiello è una bella lezione di serenità culturale e di profondità spirituale, che gli studenti delle scuole di Perugia hanno assorbito senza stancarsi e che, fra di loro, ripeteranno a lungo, contagiati dalla semplice bravura di Maria Chiara Boldrini, piccola donna dai grandi racconti.

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