DIS…CORSIVO. SE UN INSOLITO COLLOQUIO…

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / E se le mimose già ci sono e cominciano a gemmare i peschi, gli olivi sono stati potati e si preparano le foglie dei grandi alberi ancora ischeletriti; se una peluria verde, che sa di grano, già tinge i campi e si vede distintamente nella pianura osservandola dall’alto; se le vigne dicono apertamente:

l'inverno è alle spalle; se le folate di vento rallentano il loro impeto, fino a placarlo; se potranno tornare ancora improvvise intemperie; se al risveglio l'anima si colora, come il sole, di nuvole abbandonate alla deriva dal vento impetuoso che ha finito di soffiare; se, viaggiando in questo teatro di bella stagione imminente, la primavera è ancora un attor giovane in cerca di grandi speranze; se l'acqua dei fiumi scivola via per portare lontano e disperdere ogni nascosta impurità nel mare che poi la farà evaporare nel cielo che tutto trascolora; se lo spettacolo delle nuvole aspetta il sole come una mano divina; se un colle, visto da lontano, non sa di essere così tanto illuminato come appare dalla distanza dalla quale lo colgo; se libertà è rallentare la corsa e far volare la mente; se ogni tua parola mi ritorna come un'eco, se tu l'hai pronunciata, ogni parola, parlando al vento, che piano piano sempre la trasporta verso il naturale destinatario, quello che non avremmo immaginato, ma che è il naturale destinatario di ogni nostra parola pronunciata al vento; se noi, sempre, siamo più vicini di quanto immaginiamo; se tu non sai che chi riceverà la tua parola ti sarà amico o rivale; se la luna è affaccendata in un suo tramonto, che sembra non riguardarci affatto; se fra poco anch' essa parlerà, nella prossima notte, ad altre genti; se il mondo si guarda ormai dall'alto dei cieli senza che noi siamo morti; se di lassù tutto è infinitamente più chiaro anche se il buio circostante non sembra avere nessun limite; se torni a parlarmi dopo tante notti insonni; se oggi è il 26 febbraio e mi preparo a scriverti per domani, sapendo che quando mi fermerò avrò inevitabilmente tralasciato molte cose da raccontarti, molti pensieri da suggerirti, molte idee da confidarti; se qualcuno riceverà anche il mio silenzio; se c'è spazio per un granello di solitudine; “se già venti giorni fa, - s'immagini - c'era una zanzara in casa!”; se sanno di colazione i tuoi sorrisi, come sa di naturale sfamarsi un cagnolino che pesca crocchette da una ciotola piccola che la sua padrona gli ha deposto sedendosi accanto a lui in un giardinetto ventosissimo della piazza; se ti prepari a cogliere, con me, ogni dettaglio della tua giornata così come io ho provato a descriverla, per impulsi e per frammenti; allora è possibile, se ti sarà piaciuto di seguirmi fin quaggiù, che io ti abbia raccontato il mio viaggio della mattina, in automobile, in treno, nel minimetrò e a piedi, e che abbia voluto dare al racconto l'esplosione di viva gioia che ogni giornata, al suo inizio, deve contenere, anche se ti presenti al mondo con il piede storto e tante altre storture ti si prefigurano, private e politiche, immense e piccole, ripetitive e inedite, paradossali e coerenti con la tua esperienza che siano, così che non si possa mai mettere un punto fermo alla gioia sotto il tracciato degli affanni e che a quella gioia si possa dare il nome di poesia solo riprendendo, durante la giornata, l'immagine, anche la più insignificante, del tuo esserti ripresentato al mondo, disponibile agli altri, uscendo di casa.

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