DIS…CORSIVO. SEGNARE A PORTA VUOTA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Va bene, con la vicenda dello studentato in faccia a San Bevignate alcuni poteri locali umbri e gli organi decentrati del Ministero competente si sono fatti un eclatante autogol, concedendo e poi ritirando la possibilità per l’Adisu di creare la struttura in un luogo particolarmente contestato da associazioni e cittadini.

Una parte di quell'opinione pubblica ha ricavato un tale consenso, forse anche a partire da un episodio del genere, da insediarsi a Palazzo dei Priori e da essere nelle condizioni decisionali migliori per progettare al meglio l'alternativa all'autogol di cui sopra.

Poiché siamo in tema di metafore calcistiche, viene appropriata quella dell'azione di gioco in cui, clamorosamente, e fra alti strepiti sulle tribune, un giocatore, rimasto solo di fronte alla porta avversaria sguarnita anche del portiere uscito malamente sul suo arrivo, riesce a non infilare con la palla una rete del tutto indifesa.

Chi, ugualmente, oggi può decidere in questa materia sul territorio della città di Perugia si guarderà bene dal trovare soluzioni emotive e fantasiose, che potrebbero dare solo l'illusione del gol e la triste realtà della palla spedita in tribuna anziché nella rete.

Non so quanto ancora sia all'ordine del giorno, ma fino a poco prima delle elezioni comunali c'è stato chi – Luisa Pignatta, di Forza Italia - ha proposto di realizzare, anziché lo studentato, una residenza universitaria diffusa, riprendendo dichiaratamente un modello di derivazione ricettiva tout court turistica. Ed è stato chiamato in causa un nome eccellente nel settore dell'albergo diffuso, il professor Giancarlo Dall'Ara, per accreditare la nascita della proposta sotto i più competenti nomi del marketing territoriale.

Nessuna dichiarazione successiva alla campagna elettorale ci dice quanto il professore abbia potuto gradire una citazione così impegnativa per il suo pur eminente progetto di albergo diffuso, se ne condivida o meno l'applicazione al centro storico di Perugia, se colei che a suo tempo ha avanzato la proposta ne sia tuttora convinta assertrice.

Per me, sono ancora qui che mi chiedo quale pertinenza abbia la proposta con la situazione reale dell'acropoli perugina e con il livello di scolarizzazione universitaria che vi si registra. Lo studentato diffuso dovrebbe, al pari, dell'albergo, ospitare e dare il senso della comunità a un piccolo popolo di sparuti studenti di materie umanistiche? Perché di questo si tratta: della reale concentrazione di popolazione studentesca universitaria in quella che una volta era la roccaforte del sapere umanistico e giuridico e ora è una piccola dependance del sapere più ampio e diffuso che l'Ateneo perugino impartisce ben lontano dal centro storico.

A quale fine, allora, mescolare le carte e tentare di intervenire sul centro storico in nome di un'esigenza che con il centro storico ha poco da spartire? Gli studenti si sistemano per lo più intorno alle facoltà, ai dipartimenti che frequentano. Il centro lo frequentano, come si direbbe con una qualche ironica benevolenza, “a prescindere”, cioè per avere il gusto di esserci, per darsi un tono, per un implicito codice di appartenenza al salotto buono del capoluogo. Altro, in centro, non c'è di culturalmente stimolante per cui valga la pena ricostruire un tessuto urbanistico a misura di studenti in quella che Luisa Pignatta ha definito “la zona più 'disastrata' dai mutamenti succedutisi nella vita di Perugia negli ultimi trenta anni, e cioè il reticolo di vie poste sulla direttrice via Cartolari, via della Viola, via del Roscetto”.

L'unico lato positivo che si può riconoscere alla proposta è che con lo studentato diffuso non ci sarebbe bisogno di costruire niente, ci si limiterebbe a recuperare, a ristrutturare e a mettere in rete quello che già esiste. Ma, per il resto, come dare credito a una fantasia che, se qualcuno dei nuovi Priori la perseguisse, sbaglierebbe il più clamoroso gol a porta vuota della storia non calcistica della città di Perugia? La rete dello studentato, invece, va segnata oggi come andava segnata ieri e andare in porta – una porta oggi vuota, libera del vecchio ingombro progettuale in faccia a San Bevignate - bisogna farlo con una bella azione corale, alla quale non deve mancare il contributo di tutti, vecchi e nuovi Priori, progettisti rispettosi del paesaggio e costruttori consapevoli di poter almeno in parte contribuire a rilanciare, con lo studentato, le sorti dell'Ateneo di Perugia.

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