DIS…CORSIVO. UNA TRATTATIVA FUORI LUOGO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Due secoli dopo, che cosa ci facciamo con il carro crematorio che veniva usato in onore dei vertici militari napoleonici?

La questione si pone perché a Spoleto, per bontà di donazione, un cimelio della macchina in questione è conservato a cura dell'Associazione Pianciani ed è oggetto di trattativa fra la stessa e il Comune di Spoleto. Il Comune, venendone in possesso, assicurerebbe al Tempio di cremazione intitolato al grande Pianciani un piccolo terreno per farvi il sito di spargimento delle ceneri.

È tutto fuori tempo, agghiacciante, impoetico e inutile. Perché mai per arrivare a realizzare un sito adeguato all'odierno regolamento per la cremazione i piancianiani dovrebbero disfarsi di un cimelio al quale annettono un valore storico e memoriale senza pari? Perché mai il Comune dovrebbe venirne in possesso, in quale cornice storica della città di Spoleto potrebbe inquadrarlo? Non sembra esservi vantaggio spirituale per nessuno dei contraenti il patto.

Dunque? Cosa agghiacciante, macabra e inutile ne resta alla comunità spoletina, che si vede servito, senza averne fatto richiesta, una specie di scoop culturale privo di ogni aggancio con la storia di ieri con la vita di oggi.

La ragione direbbe che l'ottenimento di un'area per lo spargimento delle ceneri si può raggiungere senza patteggiamenti di questo genere.

Due secoli dopo Saint-Cloud e l'impennata poetica di Foscolo, non è stato detto tutto del rapporto con le “ceneri” e con i “sepolcri”?

Anche tra la Chiesa cattolica e i fautori della cremazione si sono raggiunti livelli accettabili di compromesso: “La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti e non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana” (Codice di diritto canonico, canone 1176). Ne è derivato un “sì” condizionato alla pratica di cremare i defunti e la Conferenza dei vescovi, dal 2 novembre 2012, si attiene, al riguardo, a un testo molto misurato: si alle “ceneri” purché siano conservate nei cimiteri e non disperse in mare, o altrove in natura, meno che meno conservate in casa e in giardino.

Perché, dunque, fare di nuovo muro contro questa equilibrata richiesta? Perché tirare fuori dal Tempio della cremazione un cimelio ingombrante come il carro crematorio napoleonico?

Non farlo, sarebbe, forse, anche rendere un omaggio maggiore al conte Luigi Pianciani, che rifiutò i sacramenti e volle, sì, essere cremato, ma era un uomo intellettualmente troppo amato da tutti, almeno in Umbria, per ergersi oggi, a 125 anni dalla sua morte, a paladino di una causa inutile al popolo nel suo insieme. Una causa, ripeto, non so quanto utile all'Associazione che porta il nome di Pianciani. Indifferente, però, di sicuro al gusto, alla cultura, alle opinioni della comunità spoletina e umbra che, fatto salvo un primo momento di curiosità per il cimelio napoleonico, finirebbe inevitabilmente per mettere quel carro nel novero delle cose macabre, militarmente separate dalla vita di ogni giorno, infauste per la sorte toccata agli ufficiali del Primo impero napoleonico, legato solo ai culti di un'Associazione molto particolare e speciale. Che è bene che resti tale e che continui a lasciarci pensare a Luigi Pianciani come all'uomo che, da indomito garibaldino, ha saputo scrivere, nel 1860, queste parole a Vittorio Emanuele: “Sire il vostro alleato mercanteggia con Voi di Provincie, il popolo italiano vi porrà a capo della Nazione. La Diplomazia tollera ringhiosa l'ingrandimento del Piemonte, gl' Italiani con Voi faranno una Italia”.

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