DIS…CORSIVO. L’ORA SOLARE

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Oggi torna l’ora solare e si lascia indietro sette mesi di regolarità e qualche secondo di assoluta follia, politica, culturale, economica, sociale, spirituale e materiale. L’ora legale ha portato, quest’anno, pesanti sconvolgimenti nell’amministrazione di alcune città umbre che non erano state messe in conto, né dai vincitori né dagli sconfitti. A Perugia e a Spoleto sono successe le cose più incredibili, difficili da prevedere. E, dopo il passaggio di mano, si è innescato un meccanismo di continuità sostanziale. Come se niente fosse accaduto, le leggi della burocrazia e dei conteggi hanno preso il sopravvento e ci stanno regalando un autunno pensoso e mesto, che, a Perugia, nemmeno Eurochocolate riesce a rendere più allegro. Le estati, poi, sono state tristi e povere, un po’ in tutti i centri della regione, dai più piccoli ai più grandi.

Molti palcoscenici sono rimasti spenti, il clamore di Umbria Jazz sembra essersi adeguato al tono minore e, forse, qualche sprazzo in più è venuto solo da Spoleto, dal Festival.
Un vero e proprio lutto ha colpito il capoluogo con la sconfitta nel torneo per il titolo di Capitale della cultura: cavalieri disarcionati e cavalli via per la pazza fuga, salvo poi ritrovarceli, come piccoli asinelli collodiani, confusi nell’attesa di qualche mancia per il prossimo anno.

L’ora legale di quest’anno ha fatto ribollire gli animi degli operai di Terni e di tante altre fabbriche della regione. Non è stata un’estate calda dal punto di vista meteorologico, ma gli effetti delle ristrutturazioni aziendali hanno acceso fuochi di rabbia e di scontento che solo il ritorno all’ora solare potrà dire quale futuro avranno, se, cioè, si colmerà la misura della provocazione o la trattativa si scioglierà in un risultato più favorevole al lavoro.

Meno vicino e meno scontato, per assurdo, appare l’esito della lunga scia di conciliaboli che l’ora legale ci lascia in eredità sul fronte della legge per andare a votare alle regionali della prossima primavera. L’opinione pubblica finora è stata molto distratta da altre cose e non ha posto mente ben bene alla commedia che si sta consumando nei palazzi regionali. Lo farà, ne sono certo, da qui a Natale, in pieno inverno, reclamando legalità a tutti i costi, in linea con il comando delle operazioni che assume da oggi l’ora solare. Che sia, essa, più legale dell'ora legale!

A quel tempo, la gente si sarà resa conto che qualcosa è cambiato anche nel palazzo più antico del potere perugino, quello della Provincia: a giugno è cessato il vecchio consiglio provinciale, quattro mesi dopo si è insediato un nuovo presidente, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali. Con l’ora solare, le funzioni della Provincia saranno poche e coerenti fra di loro, a fronte di una gestione molto impegnativa, quasi si trattasse di un’azienda per l’erogazione di alcuni servizi, dalle strade alle scuole all’ambiente.

Cos’altro è successo? L’Umbria è stata alla costante ricerca inconscia di una fiction capace di risollevare l’immagine, che so, di Gubbio e di Spoleto e la sproporzione fra il turismo che inonda Assisi e quello che lambisce le altre città giustifica ampiamente la volontà di ospitare, a Gubbio o a Spoleto, l’ennesima guasconata alla “Don Matteo”. La Regione ha messo in vendita, in piena ora legale, pezzi importanti del suo patrimonio immobiliare, ma oggi, con il ritorno dell’ora solare, è alle prese con una richiesta di razionalizzazione della spesa che, al pari delle altre Regioni, l’inchioda a un redde rationem meno da vetrina e più da sostanza. Si è cominciato a pensare al modo migliore per ricordare l’imminenza dei cento anni della Grande guerra e, intanto, si è dato vita, per l’ennesima volta, alla Marcia della Pace. Il Perugia e la Ternana, dopo un travolgente inizio di campionato, stanno tenendo molto a fatica posizioni di classifica sempre meno da prima pagina. Insomma, da ogni parte arrivano segnali molto contraddittori, ma non c’è da temere, è la tipica situazione dei giorni che servono per fare l’abitudine al nuovo orario solare, mentre si lasciano volentieri alle spalle giorni che non sempre sono stati né veramente solari né legalmente appropriati.

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